Trump a processo per diffamazione in un caso di molestie sessuali. Ieri un tribunale di New York ha dato il via libera alla causa di Summer Zervos, ex concorrente del talent «The Apprentice», contro il presidente degli Stati uniti.

NELL’OTTOBRE DEL 2016, quando un video in cui l’allora candidato Trump si vantava letteralmente di poter «acchiappare le donne per la passera» incendiò la campagna elettorale, Zervos – insieme ad altre donne – aveva raccontato la propria esperienza con Trump, che l’avrebbe molestata sessualmente in un colloquio di lavoro.

Trump negò tutto e rispose chiamando lei e tutte le altre «bugiarde».

Da qui la causa per diffamazione aperta ieri a New York da Zervos. Una causa, ironia della sorte, resa possibile da una sentenza del’ ’97 della Corte suprema che riguardava Bill Clinton e Paula Jones durante il periodo in cui l’ex presidente democratico era governatore dell’Arkansas (qui la sentenza).

A PROPOSITO DI «CASTA», negli Stati uniti il presidente non gode di nessuna immunità, nemmeno di parola o opinione: «Nessuno è al di sopra della legge», ha sentenziato la giudice Jennifer Schechter. Ma questa grana per Trump è solo l’ultima di una lunga serie.

Le cause di donne che asseriscono di essere state molestate da lui sono ormai ben tre.

La più spinosa è stata avviata a Los Angeles dall’ex pornostar Stephanie Clifford che si è rivolta al tribunale per rompere il «patto di riservatezza» siglato con l’avvocato di Trump ha proposito di una relazione extraconiugale avuta con l’attuale presidente dieci anni fa. Trump l’ha controdenunciata per 20 milioni di danni.

IL TERZO CASO (almeno per ora) riguarda sempre a Los Angeles un’ex modella di Playboy, Karen McDougal (qui la denuncia).

Anche lei vuole raccontare tutto e rompere il «patto di riservatezza» sulla sua relazione con Trump.