Era già successo: i magistrati di Milano gli avevano negato la possibilità di espatriare. E l’interessato non l’aveva presa bene. Però ha fatto un nuovo tentativo chiedendo questa volta un permesso temporaneo per poter andare a Dublino e partecipare così al congresso del Partito popolare europeo, in programma giovedì e venerdì prossimi nella capitale irlandese, durante il quale si terrà l’elezione del presidente del Ppe e del candidato del partito alla presidenza della Commissione europea.

Niente da fare. I magistrati anche stavolta hanno risposta picche a Silvio Berlusconi, che da mesi è senza passaporto, gli è stato ritirato dopo la sentenza definitiva di condanna a quattro anni per il caso Mediaset. Il Cavaliere aveva appunto già chiesto un permesso temporaneo per poter partecipare a un altro vertice del Ppe, il 19 dicembre a Bruxelles. Niente da fare, la legge non lo consente, era stata anche allora la risposta. Ma ancora una volta il leader di Forza Italia si è appellato, attraverso i suoi avvocati, al principio della libera circolazione nell’area Schengen. I pm milanesi dell’ufficio esecuzione hanno dato parere negativo applicando di nuovo la legge 1185 del 1967, che non consente alcun tipo di eccezione a chi è stato condannato definitivamente. E il parere della Procura, non vincolante, è stato condiviso dalla undicesima sezione penale del Tribunale.

I frozisti sono subito insorti: «È davvero sconcertante – ha commentato l’europarlamentare e portavoce di Forza Italia al parlamento europeo Licia Ronzulli – che al presidente Silvio Berlusconi, uno dei maggiori protagonisti del Partito popolare europeo negli ultimi venti anni e leader dell’opposizione, il Tribunale di Milano abbia negato il permesso. Si vuole impedire al leader di Forza Italia e del centrodestra di poter continuare a fare politica. Evidentemente a qualcuno non è bastato estromettere illegittimamente Berlusconi dal senato».

Anche Daniela Santanchè ha tuonato: una decisione «vergognosa». E secondo Gianfranco Rotondi si tratta addirittura di una «violazione costituzionale del diritto di rappresentanza di milioni di italiani».