Il Piano casa della Regione Sardegna è incostituzionale. Lo ha stabilito l’altro ieri la Consulta con una sentenza che, di fatto, demolisce l’impianto della legge approvata nel gennaio del 2021 dalla giunta sardo-leghista guidata da Christian Solinas.

I GIUDICI hanno accolto la maggior parte dei rilievi contenuti nel ricorso presentato dal governo. Secondo Palazzo Chigi, le norme approvate in Sardegna dalla maggioranza di centrodestra, se attuate, avrebbero cancellano il sistema di regole e di tutele finora in vigore – il piano Paesaggistico regionale (Ppr) approvato nel 2007 dalla giunta Soru – rendendo possibile costruire, ristrutturare e ampliare praticamente ovunque, anche nelle zone agricole in lotti minimi di un ettaro. Per non parlare degli aumenti di cubature per seconde case e hotel.
Accogliendo i rilievi del governo, la Corte costituzionale ha stabilito che la legge voluta dalla giunta sardo-leghista è illegittima in tutte le parti che cancellano il Piano paesaggistico regionale (Ppr). Illegittima è la scelta della Regione Sardegna di derogare al Ppr in maniera unilaterale, sottraendosi all’obbligo di copianificazione con lo stato previsto dalla Costituzione e dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Obbligo al quale si era invece strettamente attenuta, nel 2007, la giunta Soru. Subito dopo avere approvato il Piano paesaggistico, infatti, l’allora governatore aveva sottoscritto un’intesa con il ministero dei beni culturali per l’adeguamento congiunto del Ppr. Intesa che il blitz tentato da Solinas puntava a cancellare.

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Secondo la Corte, infatti, la legge voluta dal centrodestra lede il principio costituzionale di leale collaborazione nei confronti dello stato e lo fa per rendere possibili interventi illegittimi in deroga alla pianificazione urbanistica e a quella paesaggistica concordate nel 2007 tra governo e Regione Sardegna. Se la legge fosse passata si sarebbe realizzata una sanatoria di fatto di illeciti edilizi al di fuori dei casi previsti dalla disciplina statale. Cementificazione del territorio in deroga alle norme stabilite dalla Carta costituzionale a tutela del paesaggio e di una corretta pianificazione urbanistica.

LA SARDEGNA È STATA, nel 2007, la prima regione in Italia a dotarsi di un Piano paesaggistico ai sensi del Codice dei beni culturali. Uno strumento che attua i principi costituzionali. Il fatto che si sia tentato, per l’ennesima volta e ancora senza successo, di scardinare un meccanismo di tutela del paesaggio e dell’ambiente che parte dalla Carta per arrivare alle leggi ordinarie e che quindi è giuridicamente inattaccabile, la dice lunga sulla sensibilità, da parte della giunta a trazione leghista, verso gli interessi collettivi garantiti dalla Costituzione. In Sardegna il centrodestra si muove a vantaggio degli interessi della potente lobby dei costruttori edili e degli albergatori.

SU QUESTA LINEA le reazioni alla sentenza. «Molto di più di una bocciatura. Si tratta di un vero e proprio azzeramento – commenta Mario Perantoni, presidente della commissione giustizia della Camera e deputato sardo del M5S – Sotto il profilo giuridico, è qualcosa di ben più importante di un richiamo alla giunta a una maggiore attenzione nel legiferare. Riguardo quello politico è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità dell’alleanza sardo-leghista a governare la Sardegna. Il pilastro della politica del centrodestra nell’isola, quello urbanistico, è stato demolito dalla sentenza della Consulta. Solinas, quindi, si dimetta».

UNA CERTA SODDISFAZIONE è stata espressa anche da parte del fronte ambientalista. «È stato respinto un attacco indiscriminato al territorio – dice Carmelo Spada, del Wwf Sardegna -. Ancora una volta la Corte costituzionale ha ristabilito i principi fondamentali sulla tutela del paesaggio e dell’ambiente».
«Solinas finora ha offerto solo pessimi esempi di politica ambientale, norme illegittime adottate per favorire interessi particolari», commenta Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo di intervento giuridico. «La Consulta – aggiunge per Italia nostra Graziano Bullegas – ha ribadito la prevalenza del Ppr, strumento di protezione del paesaggio il cui livello di tutela non può essere ridotto unilateralmente»