C’è un punto sul quale si cementa l’unità nazionale, l’obbligo di disinnescare le clausole di salvaguardia evitando l’aumento dell’Iva, e c’è una voce che riassume quella di tutte le forze politiche e sociali, quella di Carluccio Sangalli, presidente di Confcommercio. Di fronte all’assemblea annuale dell’associazione scandisce una posizione netta: «Sull’Iva non si tratta e non si baratta. Dopo una campagna elettorale all’insegna di ‘Meno tasse per tutti’ gli aumenti Iva, pari nel 2019 a 200 euro per ogni italiano, sarebbero una beffa oltre che la fine delle già modeste prospettive di ripresa».

All’ovazione della sala fa subito eco quella di tutte le forze politiche, che dichiarano il loro accordo: quell’aumento va evitato a tutti i costi. In platea si fa vedere Salvini, limitandosi a mitragliare selfie. Ma sul palco sale Luigi Di Maio e non resta insensibile all’appello: «Do la mia parola e quella del governo che l’Iva non aumenterà. Le clausole saranno disinnescate».

E’ quello che i commercianti vogliono sentire e anche il prosieguo è, con qualche parziale eccezione, di loro gradimento. Apprezzano il ministro del Lavoro e dello Sviluppo quando illustra la sua ricetta per far decollare le imprese: «Lasciarle in pace». Concordano sentitamente quando il vicepremier assicura che d’ora in poi non si farà più ricorso a strumenti come il redditometro, essendo onere dello Stato dimostrare la colpa e non dei cittadini provare l’innocenza, o quando rassicura: «Chi racconta che questo è il governo del No alle infrastrutture sbaglia». Restano più tiepidi quando il leader dei 5S dettaglia l’ipotesi di salario minimo per chi è fuori dalla contrattazione nazionale. L’ultimo nodo che Di Maio affronta è quello della Ue che si lega, sia pur indirettamente, a quello dell’aumento dell’Iva: «Dobbiamo ricontrattare condizioni che l’Italia non può sostenere. Lo faremo con il dialogo, ma anche dicendo dei no».

L’impegno c’è, ed è quello che i commercianti, ma non solo loro, esigevano. Circolava una palpabile inquietudine, dovuta soprattutto alle posizioni assunte da Tria prima di avvicinarsi all’area ministero dell’Economia, con quella proposta invisa quanto altre mai di finanziare la Flat Tax proprio con l’aumento Iva. La rassicurazione è arrivata e sarà confermata il 19 giugno, con la presentazione del nuovo Def.

Nel Documento il disinnesco dell’Iva sarà ufficializzato, anche se difficilmente i nuovi governanti riusciranno nei prossimi 13 giorni a capire come mantenere l’impegno. Si limiteranno quindi alla dichiarazione d’intenti rinviando i particolari sull’attuazione dei medesimi alla legge di bilancio. Per il momento non hanno idea di come fare e il lavoretto non è semplice. Per impedire l’aumento nel 2019 servono 12,5 mld. Per sbarrare la strada a quello del 2020 ne occorrono 19,1. E’ probabile che il governo si limiti comunque a sterilizzare solo il primo aumento, rimandando il nodo del 2020 al prossimo anno.

Alla cospicua somma necessaria per tener fede all’impegno assunto da Di Maio bisognerà aggiungere i 3,6 mld che la Ue, come anticipato qualche settimana fa dal vicepresidente della Ue Dombrovskis, chiederà probabilmente ai fini del pareggio di bilancio e una cifra intorno ai 2,6 mld per interventi ordinari. Serviranno 18 mld e mezzo, ed è quasi inevitabile che almeno una parte debba essere coperta ricorrendo al deficit. Europa permettendo, certo, ma non è facile che la Ue, alle prese con un Paese di estrema importanza ed estremamente a rischio come l’Italia, oltre tutto con le elezioni europee alle porte, si mostri troppo arcigna.

Alla fine il governo manterrà la promessa, tanto più che sul fronte Iva potrà contare sul sostegno del Parlamento. La nota dolente è che rischiano di restare fuori dal conto proprio le roboanti riforme inserite nel contratto. Anche se ci si limitasse all’intervento sui Centri d’impiego, antipasto del Reddito di cittadinanza, servirebbero un paio di mld in più. Ma che Salvini accetti di avviare il Reddito rinviando a data da destinarsi la partenza della Flat Tax e la Fornero è una speranza poco realistica.