Non ha bisogno di mediazioni Nicoletta Magalotti alias NicoNote, pseudonimo che dal ’97 sigla tutte le sue produzioni artistiche: «Nico non potevo sceglierlo. Dunque NicoNote mi è sembrato che avesse il suono giusto». Il suo parlare circuita idee, il presente è il suo orizzonte. Oltrepassarlo vuol dire spostarsi solo nel futuro. Semmai ad essere scartato è il passato e non perché è da dimenticare, ma perché è stato. Ciò accade anche quando entra nel gioco del botta e risposta il suo ultimo album Deja V. (Mat Factory, anche in distribuzione digitale), rilettura senza rete di alcuni brani dei Violet Eves, gruppo seminale plurilingue – per parte di madre la Magalotti è d’origine austriaca – che ha attraversato gli anni ottanta con dischi come Incidental Glance e Promenade e condiviso la scena indipendente italiana con Litfiba, Moda, Diaframma, Underground Life e: «non è un caso che tutti registravamo per la stessa etichetta, la I.R.A.» e di cui la cantante e performer riminese era l’imprescindibile front-woman:«Eravamo poche donne allora. Lilith dei Not Moving e Annarella Giudici, la ballerina dei CCCP».

Ma è bene ricordare anche Lalli dei Franti. «Comunque non è mio desiderio rendere omaggio a quella scena, anche se qualcuno me l’ha ricordato. Fu certamente un momento topico della musica italiana». «Ho preso una decisione tempo fa: di stare fuori dalle regole di mercato. Così ogni mio disco ha una sua propria storia». E non una, ma più vite artistiche ha la cantante: quasi un quinquennio con i Violet Eves; attrice al Festival di Venezia con Isotta; dieci anni dal ’94 con la «factory» di Romeo Castellucci (tra gli spettacoli l’Orestea e una passione teatrale a tutto tondo e mai abbandonata che l’ha portata ad interpretare solo qualche settimana fa una Molly Bloom in versione «techno-dj» nell’Ulisses Now di Coniglio Viola alle Colline Torinesi: «Ho costruito una drammaturgia sonora di una ventina di minuti, tra testo e canzoni, alcune delle quali appartenenti al mio repertorio come Neverending e Rock’n’Roll is Rock’n’Roll (da Alphabe Dream). Facevo tutto da sola con un lap top, consolle e tastierina. Il posto scelto era un ristorante cinese molto kitsch, chiudevo con Power of Love dei Frankie goes to Hollywood».

E poi un percorso solista teso a sperimentare e incrociare territori musicali inediti, ne è sintesi Emotional Cabaret:«canto Purcell, i lieder di Schubert e Schumann, rielaboro in concerto brani di Lou Reed e Donna Summer e posso passare per Fred Bongusto». La proposta di riaffrontare i brani dei Violet Eves arriva da Renzo Serafini, che della band riminese era il chitarrista: «Renzo ha un’azienda di illuminotecnica e design. Non lavora più con la musica. Ma un giorno mi dice che gli piacerebbe fare un disco con le cover dei Violet Eves e dare nuova vita a quei brani. Abbiamo scelto canzoni da tutti i dischi, da Listen over the Ocean a Promenade e Galaxy Bar e alcuni inediti pubblicati sul best of, ci sono sembrate che potessero esprimere il presente. Si è chiuso un cerchio. Ho chiesto un arrangiatore. È arrivato Tony Canto che non ci conosceva. Il suo approccio è stato pacato come il mio modo di affrontare quei brani in modo distaccato e non nostalgico e sentimentale, tenuti però in considerazione e nel cuore, creati e suonati trent’anni fa ed oggi con un approccio che direi zen sono diventate un qui e adesso, completamente nuovo».