Per Nicolò Carnesi, palermitano classe 1987, sono stati anni di lungo girovagare prima del ritorno recente in Sicilia. Tra i nomi più interessanti del cantautorato pop italiano, ha realizzato finora tre album, nel 2012 Gli eroi non escono il sabato, seguito due anni dopo da Ho una galassia nell’armadio – che si è guadagnato anche una candidatura al Tenco – e da qualche settimana è arrivato Bellissima noia (Malintenti Dischi, distr. Edel/Belive Digital). Accostamenti virtuosi sia nel titolo che nelle scelte musicali, acustica certo ma anche molta elettronica.

Un lavoro a sei mani, spiega Carnesi: «Di solito parto dai provini, e sostanzialmente cambio poco. Qui invece ho risuonato tutto e con Donato Di Trapani – che ha curato i suoni elettronici e Fabio Rizzo – che è un po’ l’anima rock e percussiva – abbiamo costruito i pezzi, suonando più versioni fino a trovare il take giusto…».
Bellissima noia è un album giocato sulle tensioni e sui contrasti, sin dal titolo: «Mi è venuto in mente in maniera molto naturale. Dopo molti anni passati a girovagare al nord ho voluto tornare nel mio paese d’origine, dove c’è poco dal punto di vista sociale ma tanto a livello di tranquillità personale. Qui ho cominciato a riflettere, per un po’ ho evitato di frequentare anche i social network. E questo mi è stato utilissimo. Il distacco totale mi ha portato alla noia e allo stesso tempo a viverla in maniera positiva. Da qui il titolo. È un gioco di parole, certo, ma anche un paradosso perché la parola noia viene sempre demonizzata». E invece dovremmo tutti annoiarci di più…: «Eh sì, tiene la testa sgombra. E io ho usato queste nuove energie per scrivere canzoni».

Suggestioni ’60 – ascoltare la title track per credere – e brani dall’impianto pop ma con testi costruiti con intelligenza come Lettera a un figlio («scappa dalle facce vuote perse per strada, dalla vita precostituita, dai miliardi di fotografie, dalla rete: non sei tui il pesce»). Bellissima noia è un disco ambizioso che si chiude addirittura con una mini suite, M.I.A. – poetica e a tratti visionaria in cui Carnesi ha immaginato la storia dell’ultimo essere pensante dell’universo: «Mi ha ispirato Blackstar l’ultimo album di Bowie e Infinite jest il romanzo di David Foster Wallace. Ed è nata questa storia di solitudine assoluta dove dopo un’apocalisse quel che resta del nostro pianeta è una macchina che porta con sè tutta la memoria dell’uomo». Annunciate le prime date del tour , prima tappa a Crema il 29 ottobre al Circolo Il Paniere.