Non si fermano le polemiche attorno a Nicola Morra. Il presidente della commissione antimafia ed esponente del Movimento 5 Stelle aveva contestato a Iole Santelli, prima di morire e da candidata alla presidenza della Regione Calabria, avrebbe dovuto prendere atto delle sue condizioni di «malata oncologica grave».

SOPRATTUTTO avrebbero dovuto farlo i calabresi, secondo Morra, che ha attaccato i cittadini della sua regione per aver eletto Domenico Tallini, esponente di Forza Italia e presidente del consiglio regionale oggi ai domiciliari per una serie di reati tra i quali concorso esterno in associazione mafiosa. «Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria – ha detto Morra – È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita».

QUESTE DICHIARAZIONI sono state stigmatizzate da tutte le forze politiche. Hanno sparato a palle incatenate dal centrodestra. Ha preteso pubbliche scusa il Pd. Ha preso posizione anche il M5S, prendendo le distanze in un comunicato ufficiale. Venerdì sera Morra doveva essere ospite di Titolo Quinto, talk show serale di RaiTre, ma la rete ha deciso di bloccare la sua partecipazione. La scelta allarma Andrea Orlando, vicesegretario del Pd: «Credo che quello che è avvenuto a Morra, al di là delle sue discutibilissime opinioni, costituisca un precedente gravissimo per la vita democratica». Anche dal M5S, dopo il gelo iniziale, arrivano segnali di allarme per il rifiuto di ospitare in televisione il presidente della commissione antimafia.

NEL FRATTEMPO, Lega e Fratelli d’Italia annunciano che diserteranno l’organismo bicamerale che Morra presiede fino a quando non darà le sue dimissioni. Gli esponenti della Lega sottolineano che Morra «ha esasperato la vicenda dividendo, in maniera del tutto inaccettabile, gli italiani in due categorie: chi la pensa come lui, e quindi sarebbe inevitabilmente contro la mafia e quanti, avendo un’idea diversa, sarebbero a favore della mafia». «Riteniamo che le vergognose e inqualificabili dichiarazioni verso la compianta Jole Santelli e verso tutti i cittadini calabresi non possano essere derubricate a boutade o fraintendimento», aggiungono da FdI. Morra se l’è presa coi calabresi. Gli stessi che alle ultime elezioni politiche lo hanno eletto e che hanno consegnato al M5S lo scettro del primo partito. Era andata diversamente alle regionali e alle amministrative. Accade così, dicono gli esperti, per la debolezza strutturale del M5S nei territori e perché le reti delle clientele ormai sono diventate corte e locali: si muovono nel contesto amministrativo trasformando le elezioni politiche in un voto d’opinione.

NEGLI ANNI SCORSI, a proposito di elezioni locali, il senatore genovese e cosentino d’adozione era stato contestato da esponenti calabresi del suo stesso partito, accusato di alzare il tiro mediatico sulla scena nazionale ma di non schierare nomi forti in quella locale. Alle ultime regionali aveva persino invitato a non votare il candidato presidente del M5S, accusato di avere parentele sconvenienti. Ma la situazione più imbarazzante, da questo punto di vista, si era verificata alle elezioni comunali di Cosenza, nel 2016, quando il M5S aveva scelto di candidare a sindaco un ingegnere che era stato vicino alla Dc nella Prima Repubblica oltre che presidente del circolo Rotary. Nel giro di poche ore dalla sua scelta, attribuita proprio a Morra, era circolata una foto del candidato in grembiule bianco dei Cavalieri di Gran Croce. La scalata al capoluogo calabrese era finita nel nulla, neanche un consigliere eletto, e Morra accusato di desistenza implicita verso i poteri locali.

ADESSO GIOCA in difesa, vittima del meccanismo di indignazione generale che nel recente passato ha favorito la sua forza politica. «Chiedo scusa alle persone che si sono sentite tradite – dice – Le mie son state volutamente prese un pochino di qua, un pochino di là, messe insieme, facendo un lavoro sporco di ricucitura, per far intendere ciò che il sottoscritto non ha mai pensato».