Non sempre i favori di un produttore spianano la strada di una carriera. Il tema del giorno rispunta anche in Nadie nos mira (Nessuno ci guarda) di Julia Solomonoff. Questo è il caso di Nico, attore di telenovelas latine di successo deciso a cambiare strada soprattutto perché stanco del rapporto con Martin, il producer che lo prende e lo lascia a suo piacimento. Parte per New York e Martin lo fa cadere in coma, in attesa che torni, mentre il pubblico aspetta il suo risveglio. New York non è poi quella gran soluzione che Nico sperava, soprattutto perché lui ha proprio l’aspetto di un gringo alto e biondo, mentre da un argentino ci si aspetta che sia almeno bruno e così le audizioni sono spesso deludenti. I frequenti «next» (le faremo sapere) lo costringono a cercare altri lavori, arrangiarsi come può senza perdere il suo orgoglio di attore. Fa il cameriere e il baby sitter al bambino di una amica argentina in attesa di scritture che non arrivano nella speranza di iniziare un film d’autore che un giovane regista argentino sta cercando di montare arrendendosi alle logiche di mercato.

 

 

Anche se  è ambientato a New York il film ha un deciso sapore latino con quello stupore e ironia verso i nordamericani metropolitani abituati a correre, gestire contante, seguire le regole del profitto anche nei rapporti amichevoli.
Con leggerezza di racconto sostenuta da attori di notevole efficacia (il protagonista Guillermo Pfening ha già vinto per questo film il premio come miglior attore al Tribeca, Elena Roger aveva ricevuto il premio Laurence Olivier per la sua interpretazione di Evita a Broadway) è un intreccio di immigrazione, storia sentimentale, ambiente del cinema e pervicacia, divertente e acido ritratto di una società che alla regista bastano pochi tocchi per descrivere. E niente di inventato, sostiene.

 

 

Non c’è grande esodo di maestranze dall’Argentina verso gli Usa (Campanella è un’eccezione): i giovani registi possono contare su un interessante appoggio produttivo dello stato e parlano un linguaggio in sintonia con le nuove generazioni, ma ora cominciano a muoversi tra le coproduzioni latine. Julia Salomonoff (classe 1968) è un esempio di una nuova generazione globalizzata che si muove produttivamente tra vari paesi latini (qui oltre all’Argentina tra Spagna, Brasile, Colombia). Studi alla Columbia University dove ora tiene corsi di regia (e sul set erano presenti anche alcuni suoi studenti), è stata tra le produttrici di Lucrecia Martel per Zama il magnifico film visto a Venezia a proposito del quale bisogna ricordare che la Solomonoff ha girato 13 episodi della serie Paranà biografia di un rio, interessante percorso di memoria storica. La Salomonoff è stata anche prima assistente nei Diari della motocicletta di Walter Salles e assistente di Puenzo per La peste, ha ricevuto una quantità di premi sia come attrice (Historias minima di Sorin) che per il suo secondo film El ultimo verano de Boyta (2009).