Tradizione e tradimento, nono album in studio di Niccolò Fabi in uscita oggi per i tipi della Universal, è una raccolta che parla di scelte, di persone, di conflitti. Nove canzoni nate tra Roma e Ibiza dopo l’anno sabbatico che il cantautore romano si è «imposto» nel 2017, alla conclusione del tour che accompagnava la pubblicazione del suo lavoro più intimo Una somma di piccole cose e di una successiva raccolta, una sorta di spartiacque nella sua ventennale carriera. «Dopo quella serie di concerti conclusi a Roma mi era venuta voglia di fermarmi. Ci sono dei momenti in cui senti il desiderio di fare altro, però lo devi mettere in relazione con le tue capacità di cambiare completamente registro. Io posso desiderare di aprire un ristorante perché mi sono rotto il cavolo della musica, lo apro ma mi rendo conto di essere inetto e incapace a gestire un’attività del genere. Così le canzoni a cui stavo lavorando e che prevedevano l’utilizzo di una massiccia parte elettronica, non mi convincevano».

«ERA COME – continua l’autore di Capelli – se stessi rinunciando a una parte della mia identità. E poi, musicalmente mi sembrava di andare in una direzione che altri magari fanno molto meglio. Perché se a me togli quel modo di strutturare le canzoni, divento qualsiasi cosa. Ecco, il risultato del disco è proprio il racconto di questa scelta difficile tra rinunciare ad alcuni desideri di sperimentazione e la riconferma della mia identità. E meno male che c’è, perché è stata quella che mi ha dato delle soddisfazioni».
Tradizione e tradimento nasce quindi con un’altra prospettiva: «Il processo è iniziato con tutte queste peregrinazioni e esposizioni in cui l’elettronica era più marcata e da queste sperimentazioni le uniche cose che avevo salvato e mi sembravano interessanti, erano quelle realizzate con Costanza Francavilla (musicista, produttrice e fotografa che ha lavorato a lungo con Tricky, ndr). Nel blu ma soprattutto Amori con le ali che trovo perfetta, l’abbiamo realizzata con un sequencer e una chitarra acustica. Non è electropop ma utilizza un linguaggio, un’atmosfera costruita con arpeggiatori e sintetizzatori modulari che riescono in qualche modo a creare una serie di interferenze e melodie molto forti cui fa da contrasto la mia voce che dà quasi un senso di pace e serenità, anche quando non lo è».

COSÌ I PEZZI pian piano si trasformano, anche con l’aiuto di Roberto Angelini e Pier Cortese coinvolti da Niccolò nella produzione e negli arrangiamenti: «Con loro abbiamo pensato di ispirarci a certo neofolk un po’ alla James Blake, ma senza giocare troppo sulle armonizzazioni. Però abbiamo lasciato spazio a interferenze digitali che erano spesso fondamentali per accentuare il senso dei testi. Ad esempio in Scotta (il brano di apertura, ndr) quelle interferenze rendono le mie parole più agitate e scottanti. Sembrano scintille, fiammelle».
Migrazioni è uno dei titoli più suggestivi della raccolta: «È tutto narrato dal punto di vista degli uccelli e degli esseri viventi nell’atto di spostarsi per cercare cibo, per sopravvivere». Non siamo certo i primi -recitano i versi della canzone – perché accade da millenni dalla notte verso il giorno, per il cibo e per la pace, per i figli, per la specie per sopravvivere.

«VOLEVO che questa pennellata per raccontare il nebuloso presente uscisse dalla retorica della cronaca. Non volevo sottrarmi, ma come artista provo a renderlo in una maniera poetica, un modo per cercare di sensibilizzare all’argomento in maniera diversa». Cinque anni fa l’esperienza musicale e di (forte) amicizia con Daniele Silvestri e Max Gazzè: «È stata determinante e il mio album precedente è molto debitore di quei mesi passati insieme. È partita con un viaggio di conoscenza in Africa e mi ha lasciato tanta confidenza e sicurezza in me stesso. Ma non credo si ripeterà, perché la sua forza è stata quella di essere un evento».
Il tour teatrale di Niccolò Fabi parte a dicembre con una data zero fissata per il 27 novembre a La città del teatro di Cascina (Pisa).