«Sono contenta di essere nella selezione ufficiale di Venezia ma sono anche angosciata perché ho visto alcuni trailer degli altri film e mi sembrano tutti bellissimi». Scherza Susanna Nicchiarelli presentando alla stampa Miss Marx, ritratto di Eleanor Marx, un personaggio che ha conosciuto per caso, «leggendo di Marx, della sua famiglia e del rapporto con le figlie che decise di educare lui stesso in casa, insegnando loro tutto ciò che sapeva. Un figlio maschio gli era morto a otto anni quando Eleanor aveva due mesi e lui riversò tutto il suo amore sulla più piccola. Anche io sono stata la piccola di casa e mi sono identificata con lei, la preferita del papà. Secondo la leggenda, lui scrisse Il Capitale con la piccola che gli giocava tra le gambe. Ho letto molto su di lei, le sue biografie, i documenti, i testi politici di cui fu autrice».

A CHI LE HA CHIESTO le ragioni di questo ritratto ha riferito: «il suo personaggio mi ha attratto perché rappresenta il conflitto tra ragione e sentimento, tra la forza delle nostre convinzioni e la fragilità della nostra sfera emotiva, soprattutto in amore». Il film traccia infatti il profilo di un’attivista politica ma anche di un’intellettuale e di una comunicatrice: «Fu un’ottima scrittrice, divulgatrice delle idee paterne nonché traduttrice di Ibsen e Flaubert perché credeva nel potere liberatorio dell’arte, nell’idea che le singole storie potessero riflettere esperienze e idee politiche. Il suo pamphlet Casa di bambola aggiustata, con Torvald che nell’epilogo se ne va di casa, testimonia anche di quanto fosse ironica».

LA SUA SOFFERENZA amorosa è un vizio femminile? «No, penso non sia un elemento legato al femminile ma all’umano, alle contraddizioni di chiunque, non solo delle donne». Come interpretare dunque le pene d’amore che il film racconta? «Lei non è una vittima, sceglie di lasciarsi travolgere dalla passione per l’uomo sbagliato. Anche l’epilogo della sua vita non va visto come una sconfitta né come una fuga bensì come il compimento di un atto liberatorio che non toglie forza alle sue convinzioni. Le nostre vite sono complicate e non vanno giudicate dagli esiti Quando ho scritto il finale ho pensato a Thelma e Louise a quell’invocazione a continuare, ad andare ‘sempre avanti’, in Eleanor non c’è mai autocommiserazione».

ALLA REGISTA fa eco l’attrice, Romola Garai: «Eleonore Marx era una donna ottimista e determinata a lottare per il cambiamento sociale che però a un certo punto decide che per lei non c’è più posto nel mondo». Secondo la produttrice Marta Donzelli: «La parola chiave su cui ha lavorato Susanna è ‘energia’ e quel finale è un’apertura verso il futuro perché il senso delle idee politiche che difendeva resta».
Eleanor Marx si è battuta per il socialismo, contro il lavoro minorile e ha applicato le idee paterne alla lotta per la parità uomo-donna: «Era molto empatica – sottolinea la regista, soffriva per gli altri e questo ha ispirato lotte politiche che restano valide ancora oggi. È una figura molto moderna, come ho cercato di dimostrare affiancando fotografie d’epoca e immagini di lotte sindacali recenti. Ho lavorato sulle sue biografie ma anche sui documenti, in particolare sulle molte lettere che scriveva esprimendo sogni, paure e aspirazioni molto vicine a noi». Anche l’uso della musica rock è servito a ricondurre il personaggio al battito dei tempi che viviamo: «Già in scrittura avevo inserito la musica, sia la canzone dei Downtown boys, band molto giovane e radicale che ha fatto un album intitolato Full communism, sia le composizioni classiche rivisitate dai Gatto ciliegia con cui mi piace lavorare. Sul set si lavorava con la musica per rendere ancora più vicino a noi quello che raccontavamo». Il film sarà in sala dal 17 settembre.