Nicaragua in lutto per la morte di almeno cinque persone, tra cui donne e bambini. Le vittime viaggiavano su due pulmini, di ritorno dalle celebrazioni del 19 luglio. Festeggiavano il 35° anniversario della rivoluzione sandinista, che allora ebbe ragione del dittatore Anastasio Somoza, sostenuto dagli Stati uniti. Sulla strada che dalla capitale Managua porta a Matagalpa e nel municipio di San Ramon, uomini armati hanno attaccato i pulmini a colpi di fucile Ak-47 uccidendo le cinque persone e ferendone 24. Gli assalti sono stati rivendicati da un gruppo che si è denominato Forze Armate di Salvezza Nazionale.

Il presidente Daniel Ortega ha condannato il massacro e ha ordinato alla polizia e all’esercito l’apertura di un’indagine. Quattro persone, fortemente indiziate, sono state arrestate ieri. Le celebrazioni hanno dato conto del nuovo vento che spira in America latina, ospitando delegazioni provenienti da tutto il continente: a partire dal presidente del Venezuela, Nicolas Maduro e dalle delegazioni dei paesi dell’Alba, l’alleanza regionale di cui il Nicaragua fa parte e che fra un po’ compirà 10 anni. «Quando il popolo ha voce – ha detto il presidente del Salvador, Sanchez Céren – si fa giustizia, si costruisce la libertà. E, come affermava monsignor Romero, bisogna dare voce al popolo. Grazie Daniel per aver dato voce a questo popolo!». Rappresentati anche i due volti dell’Honduras: il governo ultraconservatore di Juan Orlando Hernandez e la sinistra di alternativa, con l’ex presidente Manuel Zelaya, deposto con un colpo di stato il 28 giugno del 2009.

Sconfitto nel 1990 dalla guerra sporca foraggiata dagli Usa di Ronald Reagan, il Frente Sandinista è tornato al governo nel 2006. E ha trovato un paese con il 55% di denutriti, il 48,3% di povertà e il 17,2% di povertà estrema: conseguenza dei governi neoliberisti che si erano succeduti dopo la sconfitta elettorale. Dal 2007 al 2013, il governo Ortega ha investito in programmi sociali oltre il doppio di quanto sia stato fatto allo stesso scopo tra il 2002 e il 2006. Nel tentativo di trovare maggiori risorse in un paese senza petrolio e dedito all’agricoltura tropicale, quest’anno si prevede di iniziare la costruzione di un Canale interoceanico: a basso impatto ambientale. Il Nicaragua ha portato l’uso delle energie rinnovabili a oltre il 55% e conta di arrivare al 90% entro il 2020.