«Il concetto di globalettica è ricavato dalla forma del globo. Sulla sua superficie non esiste un centro: ogni punto è ugualmente centrale. Per quanto concerne il centro interno del globo, tutti i punti della superficie sono equidistanti da esso – come i raggi della ruota di una bicicletta che si congiungono nel mozzo»: così Ngugi wa Thiong’o introduce la base teorica comune alle quattro lezioni che compongono Globalettica Teoria e politica della conoscenza (traduzione di Cristiano Screm, Jaca Book, pp.138, e16,00) che riporta le Wellek Library Lectures, tenute presso il Critical Theory Institute della University of California, Irvine, nel 2010.

Ngugi ha sempre manifestato grande riconoscenza nei confronti del celebre teorico della letteratura americano, per la sua promozione del dialogo fra lingue e culture e soprattutto tra letterature, a partire dal volume Theory of Literature scritto nel 1942 con Warren, in cui presentava la prospettiva comparativistica negli studi letterari e lamentava la scarsità di contatto fra gli studenti di lingue diverse, europee e non solo. Il titolo originario di queste lezioni era Il signore hegeliano e il servo coloniale: la letteratura e la politica del sapere, con riferimento in particolare alla dialettica signore-servo esposta nella Fenomenologia dello spirito, una relazione presentata dallo scrittore keniota nelle sue più vaste implicazioni.

I primi due saggi affrontano questioni relative alla letteratura canonica inglese e il suo studio in ambito coloniale, esperienza biografica dello stesso Ngugi, il quale torna sulle ambiguità, i conflitti e le strategie di sopravvivenza nel rapporto fra «il signore britannico e il servo coloniale». A partire dalle dicotomie letterarie Prospero-Calibano e Crusoe-Venerdì, vengono analizzate l’educazione del servo e l’insegnamento del signore, mostrando il graduale approdo a un nuovo modo di leggere la letteratura inglese attraverso la dialettica marxiana, la negritudine e la lettura di Frantz Fanon.
Gli ultimi due saggi propongono con forza uno sguardo globale alla letteratura, mettendo in luce le potenzialità della cosiddetta orature, la letteratura orale messa al bando durante la dominazione coloniale e assai viva oggi in tanti paesi del mondo, non solo in Africa.

Con il tono pungente e polemico che già caratterizzava Spostare il centro del mondo, Ngugi propone nuove sfide all’organizzazione dello spazio letterario globale, non tanto sulla teoria e la pratica della World Literature, quanto sul concetto di globalettica, descrivendo un dialogo che influisce su tutti gli interlocutori, quello che chiama multilogo, dove si abbracciano l’interezza, l’interconnessione, la tensione e il movimento.