Esponenti della Protezione civile inquisiti per aver truffato la Protezione civile. Esponenti della Protezione civile che tornano e ritornano protagonisti di inchieste nell’Aquila del disastro. Stavolta è cominciata con un balcone crollato e, dopo poco più di un anno di accertamenti e consulenze, la Procura dell’Aquila ha chiuso l’inchiesta sul tracollo di quel balcone, in una palazzina del progetto Case (gli alloggi antisismici provvisori tirati su nel post terremoto) in località Cese di Preturo, sulle condizioni di centinaia di altri balconi e sulle modalità che hanno portato alla loro realizzazione.

Gli indagati sono 37, sospettati di aver imbrogliato e raggirato, per milioni di euro, Stato e Protezione civile. Le verifiche hanno portato al sequestro di 800 balconi in 494 appartamenti (su 4.500) delle 19 new town esistenti, che hanno ospitato oltre 16 mila sfollati e che ancora oggi danno ricovero a migliaia di cittadini. Le accuse, a vario titolo, sono di crollo colposo, truffa in pubbliche forniture e una serie di falsi. Nei guai progettisti, ingegneri, dirigenti del comune dell’Aquila, imprenditori di molte regioni d’Italia, collaudatori.

Secondo la magistratura il legno utilizzato e fornito per la costruzione dei balconi non risulta conforme alle prescrizioni normative, non presenta alcuna certificazione in merito all’idoneità e i pannelli multistrato non hanno alcun tipo di collante, il che ne riduce la resistenza nel tempo (una parte di essi sta marcendo). Gli indagati, a vario titolo, avrebbero indotto in errore la presidenza del consiglio dei ministri, Dipartimento della Protezione civile, che avrebbe erogato più di 18 milioni di euro. I pm, inoltre, contestano il danno procurato e di avere agito approfittando della situazione di necessità degli sfollati, del contesto emergenziale, e di aver commesso il fatto con abuso di potere. I residenti avrebbero più volte segnalato, agli uffici municipali, l’inconsistenza e la scarsa tenuta di quei balconi, ma nessuno li avrebbe mai presi in considerazione.

Tra gli inquisiti “celebri” Gian Michele Calvi, progettista e direttore dei lavori del progetto Case, e Mauro Dolce, direttore dell’Ufficio rischio sismico di Protezione civile e responsabile unico del progetto. I due sono imputati anche nel processo alla Commissione grandi rischi, riunita a L’Aquila il 31 marzo 2009, (in primo grado sono stati condannati a sei anni, in secondo assolti) per aver fornito alla popolazione, a una settimana dal devastante sisma, messaggi tranquillizzanti. Entrambi sono poi coinvolti nella vicenda degli isolatori sismici fallati, le ’molle’ installate sotto le palazzine del progetto Case, risultate inadatte allo scopo: Dolce è stato condannato a un anno, Calvi è ancora imputato.