Una causa da 100 milioni di dollari, pari a 6,34 miliardi di rupie, è l’ultima misura – in ordine di tempo – alla quale ha intenzione di ricorrere l’India nei confronti di Nestlé India, la controllata locale della multinazionale Svizzera al centro dello scandalo «Maggi».

Si tratta dell’enorme controversia aperta lo scorso mese di giugno, quando in una serie di pacchetti dei popolarissimi «noodles istantanei» prodotti da Nestlé – che detiene l’80 per cento della fetta di mercato nel settore degli spaghettini istantanei – secondo i test di laboratorio condotti dalle autorità indiane sarebbero stati registrati livelli di piombo nel prodotto ben sopra i limiti legali stabiliti nel paese.

Alla luce delle evidenze scientifiche prodotte dai laboratori indiani – contestate dagli esami condotti indipendentemente da Nestlé – la Food Safety and Standard Authority indiana, a fine giugno, aveva disposto la distruzione di tutte le confezioni di Maggi presenti al momento sul mercato: 400 milioni di pacchetti, per un danno economico diretto sofferto da Nestlé India superiore a 50 milioni di dollari.

Nei mesi seguenti Nestlé India – che nel frattempo ha chiuso in perdita l’ultimo trimestre – ha contestato l’affidabilità dei test condotti dagli indiani, sostenendo che identici test condotti fuori dall’India – a Singapore, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna – su «campioni esportati dall’India» avevano dato come risultato la completa sicurezza dei Maggi.

Per questo, Nestlé si sta preparando a denunciare davanti all’Alta Corte di Mumbai la stessa Food Safety and Standard Authority indiana, accusata di aver bloccato la vendita di Maggi nel paese basandosi su test «imprecisi». La Corte sta ancora valutando le istanze di Nestlé India e dovrebbe «presto» decidere se accogliere la richiesta di giudizio.

In quella che sembra essere una risposta a stretto giro alle «insinuazioni» di Nestlé, il «consumers affair department» del governo federale indiano, a nome de «i consumatori indiani», ha fatto causa a Nestlé India davanti alla National Consumer Disputes Redressal Commission (Ncdrc), commissione dai poteri «semi-giudiziari» – cioè non una vera e propria corte – chiedendo risarcimenti per 100 milioni di dollari in quanto Nestlé India avrebbe venduto apposta prodotti nocivi alla salute dei consumatori indiani, utilizzando pratiche pubblicitarie «fuorvianti» per promuovere i propri prodotti. Fuor di legalese: Nestlé diceva che i Maggi erano «Taste Bhi Health Bhi» – «buoni e salutari» secondo lo slogan tv utilizzato da Nestlé – quando invece contenevano piombo, che è cancerogeno.

Raggiunti dall’agenzia Reuters, i legali di Nestlé hanno dichiarato di non aver ancora ricevuto la notifica della Ncdrc e che quindi non potevano commentare nel merito delle accuse, serbandosi il diritto di farlo in futuro.

Il governo indiano, attraverso il dipartimento dei consumatori, ha chiarito che la somma di 100 milioni di dollari, se la commissione riterrà colpevole la multinazionale svizzera, dovrà essere depositata direttamente nel Consumer Welfare Fund, un fondo aperto dal governo indiano nel 1992 che ha come obiettivo «l’assistenza finanziaria nella promozione e nella protezione del benessere dei consumatori e il rafforzamento del movimento dei consumatori nel paese», con un occhio di riguardo ai consumatori dell’India rurale (secondo le linee guida per l’utilizzo dei fondi pubblicate dal governo indiano nel 2014).
I «consumatori», nella forma digitale degli utenti Twitter indiani, si sono chiesti in massa se quei 6,4 miliardi di rupie saranno redistribuiti dal governo alla popolazione indiana.