Dopo le minacce di morte ricevute dalla regista Maïmouna Doucouré, e gli appelli al boicottaggio di Netflix per il film Cuties (titolo originale Mignonnes), accusato di «sessualizzare» l’immagine delle bambine, la piattaforma streaming è ora stata incriminata da un gran giurì in Texas – nella Contea di Tyler – per la «promozione di materiale visivo osceno nella rappresentazione di minori». Secondo il gran giurì, Cuties non avrebbe «nessun valore letterario, artistico, politico o scientifico» – e non potrebbe dunque appellarsi alla libertà d’espressione artistica – e farebbe leva su «un interesse pruriginoso verso il sesso». Un reato per il quale la piattaforma potrebbe ricevere una sanzione fino a 20.000 dollari.

«Cuties rappresenta una critica alla sessualizzazione delle bambine. Questa accusa non ha fondamento, noi sosteniamo il film» ha commentato un rappresentante di Netflix. Il film di Doucouré – presentato lo scorso gennaio al Sundance Film Festival e disponibile sulla piattaforma da settembre -è ambientato a Parigi e racconta la storia di una ragazzina undicenne di origini senegalesi, che si ribella alla rigida educazione musulmana ricevuta in famiglia per ballare con le amiche. Un lavoro, ha detto la regista, «profondamente femminista e con un messaggio attivista», che «rispecchia la società di oggi» e intende mostrare proprio come i media influenzino le bambine a «scimmiottare» un immaginario ipersessualizzato.

L’INCRIMINAZIONE di Netflix è stata annunciata martedì dal procuratore distrettuale della Contea di Tyler Lucas Babin, figlio del parlamentare repubblicano Brian Babin, fra i firmatari di una lettera che accusa Cuties di rientrare nella definizione di «pornografia infantile». Secondo uno studio condotto da Steven Cahall di Wells Fargo, la chiamata al boicottaggio avrebbe fatto perdere a Netflix 2 milioni abbonamenti fra Stati uniti e Canada, ma in definitiva non si tratterebbe per la piattaforma che di un «fuoco di paglia».

E contro questi atteggiamenti censori e repressivi si è mobilitato tutto il mondo del cinema: decine di registi – da Joe Dante ai fratelli Dardenne, Walter Hill e Cristian Mungiu – hanno firmato un appello in sostegno del film e della sua regista. «Abbiamo in comune lo stesso impegno: il rifiuto di ogni forma di censura e il rispetto assoluto della libertà creativa».