Con un colpo di coda finalizzato a strappare voti all’ultradestra a beneficio del suo Likud, Benyamin Netanyahu ieri ha annunciato agli israeliani che se il 17 settembre uscirà vincitore dalle urne annetterà unilateralmente a Israele gli insediamenti coloniali ebraici in Cisgiordania, ossia buona parte del territorio palestinese sotto occupazione dal 1967. E comincerà con la Valle del Giordano e il nord del Mar Morto che ha descritto come il confine orientale e la cintura di sicurezza del paese. Le zone interessate dall’annessione vanno da Beit Shean al nord scendendo per la cosiddetta Pista Allon fino a Ein Gedi sul Mar Morto, escludendo Gerico perché, ha precisato Netanyahu, «Nemmeno un singolo palestinese sarà annesso». Per questo, ha esortato il leader del Likud, «sto chiedendo di ricevere il mandato per fare questa cosa (l’annessione) che gode di un ampio consenso e definire i confini permanenti di Israele». Quindi ha sottolineato di voler rispettare la «democrazia».

Consenso e democrazia solo in Israele, naturalmente. Netanyahu non intende chiedere cosa ne pensino i milioni di palestinesi che da 52 anni vivono sotto occupazione. Milioni di persone che resteranno chiuse nelle cosiddette “città autonome” simili a bantustan. A denunciarlo è anche quel poco che resta del movimento pacifista israeliano che sostiene la soluzione a “Due Stati” minata nelle fondamenta della colonizzazione della Cisgiordania. «La delirante annessione postelettorale annunciata da Netanyahu – ha scritto Peace Now – è un’ulteriore prova del cinismo illimitato di un primo ministro seppellito dai casi di corruzione. L’annessione ci avvicinerà a uno Stato di Apartheid». Per Ayman Odeh, che guida la Lista unita araba alle elezioni della prossima settimana, il progetto di Netanyahu porterà a «una minoranza di ebrei che controllerà una maggioranza di palestinesi senza diritti». Rabbia dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) con le condanne dell’annuncio di Netanyahu da parte di Saeb Erekat e Hanan Ashrawi, mentre il premier dell’Anp, Mohammed Shtayyeh, ha avvertito che «La terra di Palestina non fa parte della campagna elettorale di Netanyahu».

Già alle elezioni dello scorso 9 aprile Netanyahu aveva promesso di annettere gli insediamenti della Cisgiordania nel caso di vittoria. Stavolta ha aggiunto che la mossa avverrà in coordinamento con Donald Trump. Parole che indicano come l’Accordo del Secolo, il presunto piano di pace della Casa Bianca per israeliani e palestinesi e per il Medio oriente, che sarà reso pubblico dopo il voto del 17 settembre, prevederà ai suoi primi punti il riconoscimento di Trump dell’annessione della Cisgiordania. Il presidente americano ha già riconosciuto alla fine del 2017 Gerusalemme come capitale di Israele e qualche mese fa il Golan siriano parte dello Stato ebraico.

L’annuncio ha fatto fare salti di gioia ai leader del movimento dei coloni. Ben diversa la reazione dell’opposizione. Benny Gantz, leader della lista di centrodestra Blu e Bianco, ha descritto il premier come un “trasformista”. Forte irritazione nell’ultradestra religiosa. In pratica Netanyahu si è appropriato del programma dei partiti sionisti religiosi – riuniti nella lista elettorale Yamina – da sempre favorevoli all’annessione della Cisgiordania a Israele. Il 17 settembre si capirà se la mossa dell’annessione avrà favorito il Likud. Al momento tutti i sondaggi dicono che il partito di Netanyahu è dietro Blu-Bianco. Per pochi voti che il primo ministro conta trovare togliendoli alla destra estrema.