Buona parte dei media italiani, a cominciare dalle agenzie di stampa, ha liquidato la vicenda come un battibecco tra l’attrice Gal Gadot nota per aver interpretato Wonder Woman e Benyamin Netanyahu che aveva attaccato la modella Rotem Sela. Invece andava approfondito il senso delle frasi scritte domenica dal primo ministro. «Israele non è uno Stato di tutti i suoi cittadini. In base alla legge sullo Stato-Nazione che abbiamo approvato, Israele è lo Stato-Nazione del popolo ebraico, e di nessun’altro», ha postato Netanyahu sui social redarguendo Sela. Quest’ultima – commentando l’allarme lanciato dalla destra sulla possibilità che gli avversari di centro dopo le elezioni del 9 aprile possano formare un governo grazie ai voti dei partiti arabi, non sionisti – aveva appoggiato questa opzione e descritto Israele come «uno Stato di tutti i suoi cittadini». In soccorso di Sela è giunta Gal Gadot ma questo è secondario. Il punto vero, peraltro tra i temi della campagna elettorale, è lo status delle minoranze non ebraiche, dopo l’approvazione lo scorso anno, da parte della Knesset di una legge fondamentale che definisce Israele come Stato della nazione ebraica e di fatto conferma che gli arabi, pur godendo di diritti politici, sono cittadini di serie B.

Le frasi di Netanyahu, scritte per guadagnare il consenso della maggioranza degli israeliani che diffida dei cittadini arabi (ai quali non pochi israeliani ebrei, secondo alcuni sondaggi, vorrebbero togliere il diritto di voto per la Knesset), hanno suscitato reazioni immediate. La destra ha difeso compatta il premier ma non sono mancate voci critiche e di condanna. «La verità brutta e nuda è stata esposta – sottolineava ieri un editoriale sul quotidiano Haaretz – Anche se nessuno contesta che Israele sia la casa nazionale del popolo ebraico, Netanyahu ha ora ammesso che la legge dello Stato-nazione sancisce la supremazia ebraica e dichiara che lo Stato appartiene più a un ebreo americano o belga rispetto a un cittadino arabo nato in questo paese». Edo Konrad, giornalista del sito progressista +972, su Twitter ha posto un interrogativo agli attivisti della hasbarà impegnati in Europa e negli Usa a spiegare le ragioni di Israele contro quelle dei palestinesi. «Come risponderete quando le persone accuseranno Israele di essere uno Stato etnico razzista? È più difficile rispondere quando lo stesso primo ministro afferma che i cittadini arabi non saranno mai uguali a quelli ebrei». Secondo il capo dello stato Rivlin non esistono «cittadini di serie A e di serie B».

Conta più di tutto il giudizio di gran parte della maggioranza ebraica di Israele e, con accenti diversi, su questo punto è schierata con Netanyahu. A confermarlo è anche il silenzio di “Blu e bianco”, la lista centrista che potrebbe vincere le elezioni. I suoi leader, che pure hanno detto di voler “migliorare” la legge Stato-nazione, ieri nel timore di perdere consensi si sono astenuti dal commentare le parole del primo ministro.