Tramontata la formazione di un governo di minoranza con l’appoggio esterno dalla Lista unita araba (Lua), il leader del partito centrista Blu Bianco, Benny Gantz, probabilmente dovrà accettare ciò che prima del voto del 2 marzo aveva categoricamente escluso: un governo assieme al suo rivale, il premier Benyamin Netanyahu.

Il primo ministro e leader del Likud (destra) ieri sera ha chiesto pubblicamente a Gantz di dare vita insieme a un governo unitario per affrontare l’emergenza-coronavirus e i suoi riflessi sulla salute e l’economia.

I numeri del contagio in Israele restano relativamente bassi (109 fino a ieri sera, tra i palestinesi sono 31) ma si prevede una crescita significativa di casi positivi nei prossimi giorni.

A spingere Gantz verso l’unità con il nemico Netanyahu è anche il capo dello stato Rivlin. Il presidente è convinto che solo un’alleanza di governo tra il Likud (destra) e Blu Bianco potrà evitare nuove elezioni politiche: sarebbero le quarte in Israele dal 9 aprile 2019.

Con il problema coronavirus, i guai con la giustizia di Netanyahu passano inevitabilmente in secondo piano ed inoltre non sono più così immediati. Il premier non andrà sotto processo il 17 marzo, per rispondere di accuse di corruzione, frode e abuso di potere.

L’emergenza Covid-19 presto porterà alla sospensione, in gran parte, anche delle attività giudiziarie, come è avvenuto per le scuole e le università.

Gantz ha provato a fare lo sgambetto a Netanyahu.

Il leader della destra ha vinto le elezioni ma il Likud e i partiti alleati mettono insieme 58 deputati, tre in meno della maggioranza minima di 61 seggi su 120 della Knesset. Perciò Gantz ha avanzato l’idea di formare un esecutivo di minoranza con i 47 deputati dei partiti sionisti di centrosinistra, appoggiato dall’esterno dai 15 eletti nella Lista unita araba, l’unica forza di opposizione che il 2 marzo ha fatto un passo in avanti.

Ottenuto l’appoggio del leader nazionalista laico Avigdor Lieberman, il capo di Blu Bianco per la prima volta ha incontrato alla luce del sole e non dietro le quinte i rappresentanti dei quattro partiti arabi uniti affermando di voler formare un esecutivo «che serva tutti i cittadini israeliani, arabi ed ebrei».

La  Lista non ha promesso nulla. Ma il fatto che all’incontro siano andati i delegati di tutti e quattro i partiti della minoranza palestinese (21% della popolazione) ha segnalato la volontà di  dialogo con Gantz che pure gli arabo israeliani contestano per le sue dichiarazioni e azioni anti-palestinesi.

«Lo abbiamo incontrato in nome della fine dell’era Netanyahu e per ribadire le nostre richieste – ha spiegato al manifesto il deputato palestinese Sami Abu Shihade – vogliamo l’annullamento della legge che proclama Israele-Stato degli ebrei e non di tutti i suoi cittadini, la fine delle demolizioni di case nei centri arabi e una politica profondamente diversa nei confronti palestinesi sotto occupazione».

Non è noto cosa abbia promesso di fare Gantz.

In ogni caso a far naufragare il suo tentativo è stata prima l’instabilità in Blu Bianco dove due deputati hanno bloccato l’iniziativa del loro leader, e poi il secco no ad un esecutivo che coinvolga i partiti arabi, espresso dalla deputata Orly Levy Abekassis, eletta grazie ai voti del centrosinistra (Laburisti e Meretz).