«C’è una possibilità» che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontri il capo di stato iraniano Hassan Rohani nel prossimo futuro. Ad affermarlo, con tono preoccupato, è stato ieri Benyamin Netanyahu, schierato contro qualsiasi apertura all’Iran. In particolare da parte degli Usa che nel 2018 anche per le pressioni di Israele sono usciti dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano (Jcpoa) e hanno varato pesanti sanzioni contro Tehran. Ma ora, dopo le iniziative del presidente francese Macron, non si esclude più un incontro tra Trump e Rohani – forse a margine della prossima riunione annuale delle Nazioni Unite – e la Casa Bianca ha pubblicamente mostrato interesse per questa possibilità. Uno sviluppo inatteso che fa infuriare il premier israeliano, timoroso che Trump possa ripetere con l’Iran quanto ha fatto con la Corea del nord, all’inizio minacciata di guerra e poi coinvolta in un dialogo difficile e a singhiozzo ma concreto

Il programma nucleare iraniano – che Israele ritiene finalizzato ad assemblare ordigni atomici – è solo uno degli elementi di un quadro molto complesso. Un ipotetico inizio di relazioni più positive tra Trump e l’Iran – che al momento appare improbabile – significherebbe una sorta di riconoscimento statunitense del peso di Tehran nella regione mediorientale, simile a quello fatto nel 2015 dall’ex presidente Barack Obama con la firma del Jcpoa. Riconoscimento che finirebbe per minare il controllo strategico esclusivo sulla regione di Israele, che in segreto possiede armi nucleari.

Ieri Netanyahu ha affermato che non è sua intenzione dire a Trump «chi può incontrare e quando». Ma non è così. Il primo ministro israeliano è impegnato a scoraggiare la Casa Bianca e altri paesi dal fare aperture alla leadership iraniana. Ha ricordato più volte nelle ultime ore che Rohani ha annunciato che il suo paese da oggi comincerà a produrre centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio, in risposta alle sanzioni americane. Non sorprende che il premier israeliano abbia scelto di lanciare il suo allarme da Londra dopo l’incontro avuto con il primo ministro britannico e amico Boris Johnson. I due concordano sulla necessità di contenere il «comportamento destabilizzante» dell’Iran. Ieri a Londra era previsto anche un colloquio tra Netanyahu e il segretario alla difesa Usa Mark Esper.