L’ennesimo viaggio di Benyamin Netanyahu a Mosca per un faccia a faccia con Vladimir Putin ha rubato ieri la scena alla vigilia della conferenza di Sochi organizzata da Russia, Iran e Turchia per tentare di arrivare ad una soluzione negoziata della guerra in Siria che dal 2011 ha fatto centinaia di migliaia di morti. In effetto la Siria è stata al centro dei nuovi colloqui tra il presidente russo e il premier israeliano il quale non ha mancato di rinnovare gli avvertimenti minacciosi all’Iran. Secondo Israele, Tehran starebbe consolidando le proprie forze sul terreno in Siria e punterebbe ad avere rampe di lancio di missili in Libano. «Si tratta di qualcosa alla quale ci opponiamo in modo categorico, che non siamo pronti a tollerare», ha avvertito Netanyahu convinto che il coordinamento tra Israele e Russia stia proseguendo con successo. Da Putin Netanyahu si aspetta un intervento che, nel disegno della Siria futura, tenga ben presente gli interessi israeliani. Mosca sino ad oggi ha assecondato in minima parte le pressioni di Tel Aviv ma ha dato luce verde a Israele per compiere raid aerei contro presunti depositi di armi del movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Damasco, senza incontrare l’opposizione dei sistemi russi di difesa antiaerea presenti in Siria.
Oggi sotto i riflettori torna la conferenza di Sochi. L’incontro si apre dopo il fallimento dei colloqui di Vienna sotto l’egida dell’Onu e l’acuirsi dello scontro tra kurdi e Turchia per l’offensiva lanciata da Ankara contro Afrin. Non ci saranno i curdi, che accusano russi e turchi di essersi accordati su Afrin, e il Comitato siriano per i negoziati (Nsc), la principale componente dell’opposizione siriana di fatto agli ordini dell’Arabia saudita. Mosca minimizza e sostiene che alcuni rappresentanti del Nsc saranno presenti. Tra assenze, veti incrociati e polemiche, è improbabile che da Sochi esca fuori una soluzione. Perlatro le opposizioni siriane, o almeno una parte di esse, continuano a chiedere l’uscita di scena immediata di Assad pur non avendo alcun potere sul terreno o sul piano politico per poter porre sul tavolo questa condizione che da anni blocca le varie iniziative avviate per la Siria.
In queste ore cerca di far sentire la sua voce l’Autorità nazionale palestinese. L’Anp, attraverso il ministro degli esteri Riad al Malki, ieri ha fatto sapere che a febbraio chiederà al Consiglio di Sicurezza di valutare la piena adesione della Palestina all’Onu. Chiederà inoltre protezione internazionale per il popolo palestinese sotto occupazione israeliana e non escude di portare davanti alla Corte internazionale di giustizia il “Piano del secolo”, il presunto piano di pace di Donald Trump per il conflitto israelo-palestinese, in risposta al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele fatto il 6 dicembre dalla Casa Bianca.