Si affollano le proposte di correggere, integrare, ammodernare, rilanciare l’Unione europea come ordinamento e come progetto in risposta alla Brexit e per limitarne gli effetti. Ne manca una, proprio quella che sarebbe necessario approvare per prima perché investe la radice della crisi di credibilità dell’Ue. A mancare è la proposta di colmare il deficit di democrazia che da sempre delegittima l’Ue. La delegittima nei confronti dei destinatari delle sue regole, degli effetti delle sue politiche, effetti che, con la crisi, son diventati disastrosi per le condizioni di vita di amplissime aree delle popolazioni europee.

Che la Brexit sia una risposta sciaguratamente sbagliata è fuor di dubbio. La globalizzazione dell’economia impone alla democrazia di costituirsi nei grandi spazi. Solo se sono continentali, questi spazi, possono fronteggiare il neoliberismo, perché è da quella stessa dimensione che la versione attuale del capitalismo esercita la sua dominanza sulla condizione umana. Non è per caso quindi che a capo della Leave ci fosse il detestabile leader dell’Ukip ed è vero che la campagna referendaria che ha condotto era intrisa di sciovinismo, razzismo, odio per i migranti. Ma ampi settori della working class hanno creduto a Farage perché ha issato la bandiera dell’indipendenza nazionale, del rifiuto dell’obbedienza alla burocrazia di Bruxelles, dell’opposizione all’Ue per la cessione di sovranità senza corrispettivo, per il deficit di democrazia, riconosciuto sempre e da tutti, colmato mai.

Mai colmato perché strutturale e funzionale. È strutturale per una entità stabile, di grandi proporzioni, giuridicamente ordinata, quale è l’Ue, ma composta da materiali istituzionali affastellati in modo da apparire come conformi ad un modello, quello statale, ma essere invece il rovescio sostanziale di tale modello. Perché riconduce i compiti e quindi le attività di ciascuno di questi materiali ad una stessa e sola funzione, quella esecutiva. A iniziare addirittura dal Parlamento, la cui legiferazione è condizionata dall’iniziativa esclusiva della Commissione. Che è, a sua volta, l’istituzione cardine dell’esecuzione dei Trattati. Quei Trattati, che prevedono la partecipazione agli atti dell’Unione di due altri esecutivi, il consiglio europeo, composto dai capi di stato e di governo, e il consiglio dei ministri dei governi europei. Alla applicazione dei Trattati è, ovviamente, vincolata la Corte di giustizia. Esecutiva dei Trattati è e non può non essere la Banca centrale europea. Si consideri infine che a redigere e stipulare i Trattati sono i governi degli stati,i loro esecutivi. L’Ue realizza in tal modo la più ampia aggregazione degli esecutivi della storia statale, il loro trionfo.

E la democrazia? L’Ue la dissolve neutralizzando la rappresentanza politica mediante l’assorbimento del voto del corpo elettorale europeo nel meccanismo istituzionale che trasforma, come si è detto, il Parlamento europeo in esecutivo di un esecutivo, qual è quello condizionante la funzione di ciascuno degli altri esecutivi, la Commissione. Alla domanda di che cosa sia poi esecutiva la Commissione, risponde il Trattato sul funzionamento dell’Unione, dettando agli articoli 119 e 120 la norma sulla dinamica dell’Unione, conformandola al principio di una “economia di mercato aperta e in libera concorrenza”.

È questo il principio da cancellare. Perché vincola la dinamica dell’Ue all’applicazione inesorabile, come con l’austerity, di una dottrina economica, quella che, d’altronde, ha dimostrato empiricamente la sua fallacia nell’assicurare crescita, sviluppo, benessere. Perché trasferisce la sovranità, popolare o statale che sia, al mercato, agli agenti nel mercato, ad una minoranza sottraendola alla stragrande maggioranza delle donne e degli uomini del nostro Continente. Perché questo principio è stato posto a fondamento di una aggregazione istituzionale a forma stato in luogo della democrazia.

Soppresso il riferimento degli articoli 119-120 del TFUE al principio fondante del capitalismo, riconosciuto a quello europeo il potere e il ruolo che spetta ad un Parlamento nella sua configurazione classica, ridefinita la Commissione come organo esecutivo degli atti di un autentico Parlamento, si inizierebbe a colmare il deficit di democrazia dell’Ue e verrebbe finalmente riconosciuta la sovranità al popolo europeo.