La sonora bocciatura della manovra economica ha fatto per il momento meno disastri del previsto: non ha affossato Piazza Affari, che già scontava la decisione di Bruxelles, ma in compenso ha avuto un impatto pesante sullo spread che, dopo essere sceso in area 300 e aver sfiorato i 320 punti, ha chiuso a 316 punti con il rendimento al 3,58%. Come mai passi così felpati del mercato? «Passi felpati? Intanto da quando si è insediato questo governo lo spread è passato da 220 a 320. Certo, può sembrare paradossale il comportamento del mercato ma ha una sua logica e quindi non bisogna farsi illusioni», commenta un broker milanese. «Oggi la speculazione e gli investitori hanno frenato le vendite di Btp perché hanno avuto paura essi stessi del baratro, soprattutto per le banche, a cui si sarebbe andati incontro se lo spread fosse finito a 400 punti base. L’Italia non è la Grecia. Un suo default sarebbe devastante per l’intera Europa. Per il momento c’è ancora un argine della Bce che per proteggere il sistema bancario sta facendo gli ultimi acquisti di titoli italiani ma se dopodomani Standard&Poor’s abbassasse sia outlook che il rating allora sarebbero guai. E dai rumors di piazza Affari sembra proprio che S&P sia pronta ad adottare la linea dura».

Anche in Borsa, dopo un’apertura che faceva pensare al peggio le reazioni sono state timide. Il calo del Ftse Mib (-0,86%) è stato inferiore a quello delle Borse europee, scese ai minimi in due anni, pagando le tensioni commerciali Usa-Cina e lo scivolone di Wall Street, innescato da una serie di trimestrali sotto le attese (Parigi -1,69%, Londra -1% circa, Madrid -0,6% e Francoforte -2,17% schiacciata dal -9,8% di Bayer). Tornando all’Italia, il mercato si aspettava le decisioni della Commissione europea, che ha rigettato la legge di bilancio 2019 «in quanto non rispetta né le raccomandazioni indirizzate all’Italia dal Consiglio né gli impegni dell’Italia». Sul Ftse Mib hanno retto i bancari in calo contenuto e sono andate bene Mediaset (+2,96%), in rimbalzo, e Luxottica (+3%), dopo i dati del terzo trimestre. Il crollo del petrolio (i future a dicembre del Wti scendono del 2,8% a 67,4 dollari, quelli del Brent del 2,9% a 77,55 dollari al barile) ha messo sotto pressione i petroliferi.

Domani tutti gli occhi saranno puntati sulla Bce e su Mario Draghi che terrà una conferenza stampa nella quale si annuncerà ufficialmente la fine degli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce e si forniranno le previsioni per i prossimi mesi. Sebbene in occasione dell’ultima riunione a settembre il presidente della Bce abbia parlato di prospettive bilanciate, in un passaggio successivo ha spiegato che «hanno acquistato di recente più preminenza i rischi connessi al crescente protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari».