«Dopo l’Italia, arriva anche Malta. Bene, stop al traffico di nuovi schiavi», scriveva ieri sui social il ministro dell’Interno Salvini, commentando la decisione di Malta di sottoporre a fermo la nave della ong tedesca Sea Watch. L’imbarcazione non può salpare dall’isola ma le autorità non hanno fornito motivazioni legali.

La Sea Watch 3 non è nel registro delle navi da diporto o sportive, come la Lifeline e la Seefuchs (entrambe di Organizzazioni tedesche e ugualmente bloccate a La Valletta), ma è nel registro marittimo dei Paesi Bassi: «Abbiamo totale facoltà di battere bandiera olandese – commentano – L’assenza del permesso di salpare da Malta non è un questione legata alla registrazione della nave ma una campagna politica per fermare i soccorsi in mare».

Sea Watch fa base logistica a Malta da due anni, la nave era rientrata a metà giugno ed è rimasta sull’isola una decina di giorni per una revisione. Ieri avrebbe dovuto riprendere il mare, ma domenica è arrivata una comunicazione via mail: «Stando alle presenti istruzioni, il vascello Sea Watch 3 non è autorizzato a lasciare il porto». L’imbarcazione sarebbe «under review», cioè sottoposta a revisione, per questo non può allontanarsi.

Spiega Giorgia Linardi, portavoce dell’ong tedesca: «Non sappiamo su quale base legale si fondi questo fermo. Non c’è un decreto ingiuntivo della magistratura, non abbiamo alcun documento che spieghi quanto sta succedendo. Di certo questo è un atteggiamento abusivo e lesivo dei nostri diritti».

Venerdì le autorità maltesi sono salite a bordo per controllare i documenti della nave, l’equipaggio è stato portato all’ufficio immigrazione: «Non ci risulta che abbiano riscontrato irregolarità – prosegue – Siamo bloccati in porto sulla base di una dichiarazione politica. Non stiamo forzando la mano perché vogliamo mostrare quanto sia assurda questa restrizione».

Domenica sono stati contati 63 dispersi nell’ennesimo naufragio al largo della Libia, nella zona Sar ormai svuotata dalle navi degli attivisti: «Non possiamo operare soccorsi – spiega Linardi –, è tristemente matematico che le morti aumentino. Nonostante le velleità della Ue, la realtà ci dice che la Guardia costiera libica non riesce a far fronte al flusso di persone, che partono dalle sue coste e purtroppo affogano. Qualsiasi ulteriore morte in mare è sul conto di coloro che impediscono il salvataggio».

E al ministro dell’Interno italiano replica: «Voglio sperare che se Salvini avesse visto con i suoi occhi come queste persone si trovano in mare, avesse raccolto con le sue mani questi corpi, si renderebbe conto di come la politica che sta attuando sia insensata e disumana e come le politiche migratorie non si discutano in mare. C’è una restrizione di libertà di cittadini europei che in maniera regolare stanno svolgendo attività che dovrebbero essere svolte da enti governativi. Ong prima entità civile a fare le spese di un governo che calpesterà anche altri diritti».