Mary Jacob aveva trent’anni e veniva dallo Zimbabwe, si era stabilita a Castel Volturno. Giovedì sera si sente male, un gruppo di amici e parenti la porta in auto al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria delle Grazie, che tutti conoscono come La Schiana, di Pozzuoli. Chi era con lei racconta che sarebbe stata allontanata in modo brusco dalle guardie giurate, nonostante il dolore al petto e il respiro difficoltoso. La riportano a casa ma le condizioni peggiorano così, dopo tre ore dal primo tentativo di ricovero, arriva in auto all’ospedale San Paolo di Napoli. Le condizioni sono gravissime, si ipotizza che sia stata colpita da infarto, la respirazione va peggiorando, i medici provano a rianimarla ma non c’è niente da fare. Mary Jacob muore dopo circa cinque ore dalla prima richiesta di soccorso. Sul corpo è stata disposta l’autopsia da parte della procura partenopea, che ha aperto un’inchiesta: è stata sequestrata la cartella clinica e si stanno visionando le immagini delle telecamere di sicurezza de La Schiana per accertare cosa sia successo.

Il nosocomio puteolano ha inviato una circolare per bloccare qualsiasi dichiarazione sul caso, chi esce dalla struttura tiene a sottolineare che il personale non è razzista. La direzione dell’Asl Napoli2 dichiara di aver avviato un’indagine interna ma non risulterebbero allontanamenti dall’ospedale giovedì sera. Uno dei sanitari del San Paolo commenta: «Una cosa ignobile, se sarà confermata, non è la prima volta che al Santa Maria delle Grazie si verificano episodi di intolleranza verso gli extracomunitari».

Ieri pomeriggio continuava a circolare l’ipotesi che si sia trattato di un’iniziativa dei vigilantes in servizio. A dare una versione differente è Antonio Marciano, consigliere regionale del Pd, che ha presentato un’interrogazione urgente al governatore Stefano Caldoro: «Fonti interne all’ospedale ricostruiscono diversamente la vicenda: la donna, che lamentava dolore al fianco, sarebbe stata accolta con assegnazione di gravità media e fatta accomodare in box area critica ma, dopo circa 50 minuti di attesa, sarebbe andata via. Questo periodo di attesa deriverebbe, sempre secondo quanto trapela dall’ospedale, dalla difficoltà nella gestione dei casi di pronto soccorso: in quei momenti, infatti, tutto il personale medico era impegnato in attività assistenziale in box dedicati a pazienti non gravi».

Le immagini delle telecamere chiariranno se Mary Jcob è andata via o le guardie giurate, dopo quasi un’ora senza ricevere cure, l’hanno allontanata in modo brusco ma, secondo Marciano, ci sarebbe anche una responsabilità del personale sanitario in servizio a La Schiana: «È assurdo che nei 50 minuti di attesa nessun medico del pronto soccorso sia stato informato della presenza della donna in un box per situazioni critiche, continuando le visite a pazienti meno gravi. Quanto accaduto pone interrogativi seri sullo stato della sanità nella nostra regione».

Un’interrogazione al ministro della salute sul caso è stata presentata dal coordinatore nazione di Sinistra ecologia libertà, Nicola Fratoianni.
In attesa che la magistratura accerti cosa è successo davvero a Mary Jacob, le associazioni che lavorano con la comunità migrante a Castel Volturno raccontano che al pronto soccorso degli ospedali dell’hinterland napoletano e del casertano è molto frequente che l’assistenza sia fornita seguendo un binario differente per chi ha un altro colore di pelle: «I casi più frequenti riguardano coloro che hanno subito violenza oppure un infortunio sul lavoro. Questi casi vengono quasi sempre riportai come incidenti domestici anche di fronte a menomazioni gravi, come la perdita delle dita. Meno problemi, meno burocrazia per il personale medico che, di solito, fa affidamento sul fatto che la mancanza del permesso di soggiorno impedisce allo straniero di protestate. Ma così si nega l’accesso alla giustizia e diventa anche impossibile aprire una pratica all’Inail. Spesso i pazienti sono stati costretti a proteste accesissime, nonostante le precarie condizioni di salute. Chi può cerca di farsi accompagnare da un italiano». Insomma ci sarebbe nell’area un clima diffuso che relega i migranti a pazienti di serie B.