Un pianeta all’ultimo respiro. Anche ciò che accade in luoghi decentrati e fuori dal fuoco dei media serve a capire come e perché il rischio ambientale tocca ormai livelli di guardia. Sembrava, ad esempio, che la battaglia contro il potenziamento dell’inceneritore di Tossilo, in provincia di Nuoro, fosse stata vinta. Ma non è così. Nel luglio scorso il Tar della Sardegna aveva accolto il ricorso con il quale il comitato Non bruciamoci il futuro e l’associazione Zero Waste Sardegna avevano impugnato la delibera della giunta regionale sarda che autorizzava un ampliamento dell’impianto. Poche settimane fa, però, il Consiglio di Stato, al quale la giunta si era rivolta in opposizione alla decisione del tribunale amministrativo, ha cassato la sentenza emessa quest’estate. I lavori per il revamping di Tossilo possono partire.

La partita, in realtà, riguarda l’intero sistema di smaltimento dei rifiuti in Sardegna. Al momento la spazzatura prodotta nell’isola è smaltita in due siti: quello di Tossilo, appunto, e quello di Macchiareddu, non lontano da Cagliari. Nel nuovo piano regionale dei rifiuti, che la giunta sta preparando per adeguarsi a normative europee molto precise e rigide, è previsto un potenziamento del sistema degli inceneritori. In un primo momento sembrava che l’intenzione fosse quella di raggiungere quest’obiettivo attraverso la costruzione di un nuovo e più potente impianto nel Nord Sardegna, a Sassari. I vecchi forni di Tossilo sarebbero stati destinati a un ruolo marginale, di fatto sostitutivo, in casi di emergenza, rispetto a Macchiareddu e a Sassari.

Poi però, anche in considerazione del fatto che il comune di Sassari confina con la zona industriale di Porto Torres, uno dei più luoghi più inquinati d’Italia, è arrivata una marcia indietro: si è deciso che il potenziamento del sistema di smaltimento dei rifiuti sarebbe stato ottenuto con il revamping di Tossilo. L’opposizione dei gruppi ambientalisti si è concretizzata con il ricorso al Tar. Nella sentenza di luglio i giudizi scrivevano che «la realizzazione della nuova linea a Tossilo, con un raddoppio della potenza, è un vero e proprio terzo polo, idoneo a operare a pieno regime e non in via meramente transitoria». Tutto ciò in contraddizione – scrivevano i magistrati – con quanto prospettato dalla giunta regionale quando «aveva optato per lo scenario a due poli» (Macchiareddu e Nord Sardegna) attribuendo a Tossilo «un ruolo sostitutivo». Una confusione amministrativa dalla quale il Tar invitava la giunta a uscire approvando, come richiesto dalla Ue con una procedura d’infrazione aperta nel 2015 verso diverse regioni italiane, un piano regionale dei rifiuti adeguato alle norme comunitarie.

Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar. Il via libera alla ripresa dei lavori a Tossilo è motivato con «l’assenza di problemi rilevanti per la salute pubblica nell’area già sancita dal Tar» e quindi con «un prevalente interesse dell’amministrazione a gestire nell’immediato lo smaltimento dei rifiuti».

«Con la ripresa dei lavori – commentano i militanti del comitato Non bruciamoci il futuro e di Zero Waste Sardegna – il pericolo è che siano realizzate opere non solo dannose per la salute ma anche illegittime. Ormai è evidente che la Regione Sardegna vuole approvare un piano dei rifiuti con il mantenimento dell’inceneritore di Tossilo potenziato, in totale spregio delle perplessità dei cittadini e della volontà del consiglio regionale, che aveva chiesto alla giunta il blocco di qualsiasi attività su Tossilo prima dell’elaborazione di uno studio epidemiologico sul territorio».

È chiaro, in ogni caso, che la scelta tra le alternative prospettate (nuovo mega-impianto a Sassari o potenziamento di Tossilo) è un falso problema. La questione vera – sostengono tutte le sigle ambientaliste sarde – è stabilire se di fronte alla crescita costante della quantità di rifiuti conferiti si debba scegliere un potenziamento degli inceneritori e non invece, come la Ue sollecita, una razionalizzazione e una maggiore diffusione dei sistemi di raccolta differenziata e riciclaggio. La seconda scelta serve a salvare il pianeta, la prima no.