Inizialmente ai piani alti del Viminale la notizia del trasferimento dei richiedenti asilo ospiti della struttura di Tor Sapienza non solo non piace, ma preoccupa per le sue possibili conseguenze. «Una vera follia», ammette un funzionario. «Così diamo l’impressione di uno Stato che arretra davanti alle pressioni della piazza». Timore più che giustificato, visti i tempi e visti soprattutto i tanti che soffiano sul malessere di molti italiani per tornaconti personali. Tanto più che al ministero degli Interni si è saputo della decisione presa solo quando il pulmino con a bordo i primi minori era già partito. «Chi l’ha deciso e perché?», è la domanda circolata in più di una stanza. Solo più tardi si capisce che ad essere trasferiti sarebbero stati solo i minori, mentre gli adulti sarebbero restati nella struttura di via Morandi. Informazione che tranquillizza i vertici del Viminale, ma che spinge comunque il ministro Alfano a convocare d’urgenza il questore e il prefetto Giuseppe Pecoraro per chiedere spiegazioni. Si capisce a quel punto che la decisione di trasferire i minori è stata presa dal prefetto in accordo con il sindaco di Roma Marino per garantire loro una maggiore sicurezza, vista la situazione che si era venuta a creare a Tor Sapienza e anche perché ormai il piano terra della struttura è completamente distrutto dall’assalto della scorsa notte. Una spiegazione che soddisfa il ministro, preoccupato di dare l’impressione di cedere davanti ai violenti.
La posta in gioco del resto è alta. L’epilogo di Tor Sapienza potrebbe adesso far pensare a chiunque che basta organizzarsi in maniera violenta per liberarsi di quello che si considera un fastidio. Che in un quartiere può essere un campo rom e in un altro una struttura che ospita richiedenti asilo, come è successo a Tor Sapienza.
E potrebbe avvenire dappertutto. I 36 minori ospiti della cooperativa «Un sorriso», sono stati trasferiti in tre diverse strutture della città, una decina a testa e per adesso il problema è risolto. Ma strutture come quelle di viale Morandi sono decine. Tra quelle gestite da Viminale, Comune e prefettura sono in tutto 71 solo a Roma, che ospitano circa 5.000 richiedenti asilo. 55 sono i centri Sprar gestiti dal ministero degli Interni con 3.300 profughi, 8 le strutture del Campidoglio e 8 sono gestite dalla Prefettura dove si trovano in tutto 1.161 richiedenti asilo. Ognuno di questi luoghi adesso potrebbe diventare il centro di una nuova protesta da parte degli abitanti del quartiere, aizzati magari da elementi esterni. Come sembra sia successo l’altra notte a Tor Sapienza dove, come ricorda un operatore della cooperativa «Un sorriso» «erano in molti a gridare ’duce, duce’ mentre ci tiravano addosso di tutto».
Un particolare – la possibile presenza di infiltrati – sul quale adesso la procura di Roma vuole vederci chiaro, anche perché il fatto che contro la struttura siano state lanciate numerose bombe carta fa pensare a un’organizzazione che ha ben poco della protesta spontanea. Per questo la Digos sta esaminando le immagini della riprese fatte dalle televisioni giunte sul posto all’inizio degli scontri nella speranza di individuare qualche faccia nota.
Non è escluso poi, che la rivolta contro i richiedenti asilo sia solo un pretesto per ben altri interessi. La struttura di via Morandi 153 è stat infatti completamente ristrutturata dalla cooperativa che la gestisce, che è riuscita a ridare vita a un vecchio palazzone cadente. Al punto che durante l’emergenza nord Africa sono ben 150 i minori ospitati a Tor Sapienza, senza mai creare un problema,. E anche pochi giorni fa, prima che scoppiasse il pandemonio, la struttura aveva superato positivamente un’ispezione del ministero degli Interni. E non risultano problemi creati dai richienti asilo. Piuttosto, fanno notare gli operatori, interessi di qualcuno sullo stabile, tanto che in passato sarebbero arrivate minacce da parte di sconosciuti che hanno intimato alla cooperativa di andare via «perché il palazzo è già prenotato» per possibili occupazioni. Un aspetto, anche questo, su cui adesso le indagini dovranno fare chiarezza.