«Il centrodestra è compatto sul no alla partecipazione agli Stati generali organizzati dal governo a Villa Pamphili»: è la prima indiscrezione fatta filtrare alla stampa ieri pomeriggio, durante il vertice dei tre alleati riconvocato a Roma dopo l’incontro piuttosto teso di lunedì sera. Il dossier sui candidati governatore per le regionali resta aperto: l’accordo non c’è, ci vorrà un altro summit, forse già oggi.

Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia «sono pronti a confrontarsi con il governo ma soltanto in occasioni e sedi istituzionali», fanno sapere. A prevalere è stata la linea intransigente di Giorgia Meloni: «Ci piacciono poco le passerelle – aveva spiegato -, gli Stati generali a casa nostra sono il parlamento». Fino alle 17 i tre partiti erano su posizioni differenti: il più dialogante Silvio Berlusconi («Fi ci sarà purché non sia un ascolto formale»). Cauto Matteo Salvini, a La7 in mattinata aveva detto: «Dal premier Conte ho ricevuto un messaggino: “Venite a esporre le vostre idee”. Rispondo per educazione: ti faremo sapere chi viene quando ci spiegherete cos’è».

Il calo dei consensi nella Lega viene attribuito alla mancanza di dialogo con il governo durante la pandemia, da questo i toni meno aggressivi. Ieri però sul tavolo c’era la tenuta dell’alleanza di centrodestra e, quindi, la necessità di avere una risposta comune. «Gli italiani non hanno bisogno di altri show e passerelle – il commento di Salvini ieri sera, riecheggiando le parole di Meloni -. Il luogo del confronto è il parlamento».

Sulle regionali invece le posizioni restano distanti. Che fosse un incontro interlocutorio gli Azzurri lo avevano messo in chiaro: nessun accordo senza il placet di Berlusconi. La discussione è stata rimandata per non rompere, da Fi Antonio Tajani ha messo sul tavolo le candidature alle comunali per accontentare le mire del Carroccio. Lunedì Fi e FdI hanno fatto muro contro la Lega, che da mesi cerca di mettere in discussione l’accordo sulle regionali siglato in autunno. Il patto tra i tre leader prevedeva: al Carroccio il candidato governatore in Emilia Romagna e Toscana, a Forza Italia Calabria e Campania, a Fratelli d’Italia Puglia e Marche. Liguria e Veneto fuori dalla partita perché in corsa ci sono i presidenti uscenti. Salvini però ha sbagliato i conti: in Emilia è andata male cancellando ogni possibilità di farne un trampolino per conquistare la Toscana.

L’ex ministro dell’Interno rivendica una regione meridionale in nome dell’espansione al Sud. La vittima sacrificale individuata è la Campania, da sottrarre al socio di minoranza Fi, oppure la Puglia. O le Marche (in cambio della Toscana). Ma Meloni e Tajani non cedono. Lunedì si è rischiato la rottura dell’alleanza, cosa che cancellerebbe la possibilità di per Salvini di arrivare al governo. Ieri, a fine incontro, Meloni ha commentato: «Sono molto ottimista, avremo i nomi a breve, ci rivedremo nelle prossime ore». E dalla Lega: «Abbiamo fatto proposte di buonsenso per vincere». Un commento che sembra una bordata all’indirizzo di Fi. Ma Tajani rassicura: «La coalizione è coesa».

In Puglia e nella Marche FdI si gioca chance di vittoria con Raffaele Fitto e Francesco Acquaroli. In Campania Stefano Caldoro è dato dai sondaggi perdente sul dem Vincenzo De Luca. La regione è uno degli ultimi fortini azzurri. Ieri la consigliera regionale Flora Beneduce (coinvolta in un processo per voto di scambio) ha annunciato l’addio a Fi per appoggiare De Luca. Potrebbe approdare a Italia Viva o in una civica deluchiana. «I trasformisti che hanno usato il nostro partito per poi abbandonarlo in vista di chissà quali prospettive, non hanno mai trovato fortuna» il commento del coordinatore azzurro, Domenico De Siano.