Hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministro Massimo Bray. La lettera firmata da 83 dirigenti del Mibac, che contesta la nomina esterna alla soprintendenza di Pompei (sul sito de il manifesto in versione integrale), dà la misura di come siano saltate le regole nel sito archeologico più importante d’Italia. «Sembrava che su alcune cose fossimo tutti d’accordo – spiega Ciro Mariano della Cgil – ad esempio che dovesse finire la stagione dei commissariamenti e invece ci ritroviamo con gli scavi affidati a un generale dei carabinieri e un professore universitario con un contratto di tre anni». Succede che con la legge «Valore cultura», fortemente voluta da Bray, il Grande progetto Pompei (finanziato con 105milioni da spendere entro il 2015) viene affidato a un direttore generale. Dopo un lungo braccio di ferro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Patroni Griffi, viene scelto il generale dell’Arma Giovanni Nistri. Vicedirettore Fabrizio Magani, direttore generale dei Beni culturali e paesaggistici d’Abruzzo e responsabile del progetto L’Aquila.

Già la nuova struttura suona come un commissariamento, a far precipitare la situazione ci pensa la nomina del nuovo soprintendente. Sei le candidature arrivare al Mibact, di cui tre interne al ministero: Adele Campanelli, Mario Pagano e Teresa Elena Cinquantaquattro, incaricata uscente. Bray però decide di affidare gli uffici a Massimo Osanna, docente di Archeologia classica presso l’università degli studi della Basilicata e direttore della scuola di specializzazione in Beni archeologici di Matera. Un nome che ha provocato molti malumori: nel mondo accademico si fa notare che è un professore associato e dunque non compatibile con un ruolo dirigenziale; nella soprintendenza sottolineano che ha già ricoperto quel ruolo in Basilicata per un anno, dal 2007 al 2008, dovendo poi rinunciare perché la Corte dei conti lo giudicò incompatibile.

È la lettera firmata dai membri della Conferenza nazionale dei dirigenti di II fascia del Mibact a dirci perché: «L’incarico che affida la guida della Soprintendenza speciale di Pompei a una figura esterna ai ruoli del Ministero ignora e stravolge le regole che tanto la normativa generale sul pubblico impiego quanto lo specifico decreto del Ministero individuano quale criterio per tali affidamenti: l’impossibilità di rinvenire nei ruoli dell’amministrazione le figure necessarie, ovvero la mancanza di disponibilità di professionalità interne […]Si tratta di una soluzione già altre volte tentata e ricusata dagli organi di controllo: così ad esempio nel caso del tentativo, poi bloccato dagli organi di controllo, di nominare Vittorio Sgarbi al Polo Museale di Venezia. Una soluzione peraltro già ritenuta inadeguata proprio nel caso della precedente nomina di alcuni docenti universitari, il cui incarico venne cassato nel 2008 in virtù di una verifica circa la non fungibilità del ruolo di soprintendente da parte di un professore di II fascia».

Il balletto delle nomine ha avuto come effetto immediato di rallentare il Progetto Pompei: siamo ancora a 5 cantieri operativi e 12 bandi in via di svolgimento, 40 milioni impegnati. Che il generale Nistri sia capace di accelerare è tutto da dimostrare visto che il suo vice è impegnato con il centro storico de L’Aquila e la struttura operativa di 20 esperti che dovrebbe supportarli per ora è solo sulla carta.