Analizzando il caos contemporaneo, per invitare a una riflessione che non si limita alla rabbia cieca, Neneh Cherry ritorna dopo quattro anni con uno straordinario album ammantato di poetica consapevolezza della mancanza di compassione umana. Se il precedente, Blank Project, cercava risposte e conforto alla morte «privata», Broken Politcs («politica guasta») è un manifesto politico che guarda e grida al mondo, a partire dal singolo Kong, dedicato ai rifugiati di Calais , dove sembra tornare alle sue origini dub. Ovvero quando ancora adolescente cantava nel pionieristico collettivo The New Age Steppers con Ari Up, mescolandosi al trip hop di Robert Del Naja dei Massive Attack. La produzione minimalista di Four Tet, nei brani successivi, stende un tappeto sonoro capace di arricchirsi di arpe, fiati, sample di Ornette Coleman e Paul Simon mentre la cantante svedese incanta in brani come Shot Gun Shack, una preghiera contro le armi, e Faster Than The Truth sull’abuso di cattiva informazione e fake news in un mondo che però, come canta in Kong, «sarà sempre un rischio che varrà la pena correre».