Di giorno passa ore in un laboratorio di fisica a fare simulazioni di acustica su parti meccaniche di motori di Ferrari e Volvo, perché gli ingranaggi non facciano rumore. La notte, su altri tipi di macchine (sintetizzatori e drum machine) cerca di infondere alla minima energia il massimo del suono. Emanuela Ligarò, in arte Gold Mass, ha una storia così bella che si fatica a credere sia vera: non ha santi protettori nell’orticello indie-italiota, perché viene dal pianoforte classico («Bach è perfezione esaudita, Mozart mi commuove sempre, e conosco a memoria Verdi…») e ha bussato alla porta di alcuni dei produttori più interessanti dell’elettronica pop contemporanea con grande umiltà ma anche caparbietà. Il produttore Howie B era interessato ma impegnato, Paul Savage, la mente che ha plasmato il suono di Mogwai, Arab Strap e Franz Ferdinand, ha accettato di produrre questa pisana totalmente sconosciuta e completamente fuori da ogni giro. «Il contributo fondamentale di Paul è stato non di togliere quello di cui pensavo di dovermi vergognare, ma di esaltarlo completamente». Il risultato è un piccolo scrigno che si schiude e porta alla luce dieci languide ballate voce-e-sintetizzatori.

L’APERTURA di Our reality riporta indietro l’orologio alla Bristol fumosa anni ’90, dove il giovane Tricky, con l’amata Martina, rallentavano il ritmo del soul più cupo per le loro ballate «pre-millennium». Happiness in a way è una cavalcata elettro-pop che ricorda Bjork, e che Gold Mass affida alla rete come primo singolo, pur non avendo alle spalle nessuna etichetta e lavorando instancabilmente per promuovere da sola il suo lavoro. Fragile, eppure caparbia, Emanuela colpisce per l’intensità, non solo degli intrecci delle sue melodie, ma soprattutto per quello che dice: «Io non ho più paura di niente. La musica, l’arte in genere, è una forma di terapia». La fanciulla sa di fare una musica poco italiana, e poco di superficie, ma sembra non curarsene tanto.

È MUSICA CALDA, scura, scarna, sensuale e ipnotica, come Mineral love, o la conclusiva Mayda, che ricorda Nicolette complice di Massive Attack e Plaid, in cui Gold Mass si abbandona al piano e voce incantando l’ascoltatore con un addio dolcissimo e dolente, senza paura di mettere totalmente a nudo la sua anima: «Voglio procedere sola con la mia musica. Non bisogna per forza piacere a tutti. Adesso preparerò i concerti, e probabilmente andrò da sola con le mie macchine». Al solito, come dice lei, «se sbaglio, sbaglio sola».