L’inchiesta sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller continua e si allarga: nel mirino è entrata Ivanka, l’amata figlia del presidente che dovrà chiarire il suo ruolo durante l’incontro avvenuto nel giugno 2016 alla Trump Tower, tra l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya, vicina al Cremlino, il lobbista Rinat Akhmetshin, con Donald jr, il marito Jared Kushner e l’allora capo della campagna elettorale, Paul Manafort.

L’INTERAZIONE DI IVANKA sarebbe stata minima, ma lo staff di Mueller sta cercando di verificare qualsiasi tipo di interazione tra Veselnitskaya e l’entourage di Trump. Vista la puntigliosità del procuratore e visto che tutti i figli adulti e il genero sono entrati nell’indagine, non è stato sorprendente ciò che due fonti hanno dichiarato al Washington Post, senza essere state smentite dalla Casa bianca: già da un mese Mueller ha comunicato agli avvocati di Trump di voler interrogare il presidente.

NESSUNA RICHIESTA FORMALE è stata fatta e nessuna data è stata stabilita e la Casa bianca ha promesso piena collaborazione nelle indagini ma, stando a quanto afferma il giornale di Washington, i suoi legali preferirebbero un interrogatorio scritto; Mueller avrebbe rifiutato privilegiando un incontro personale. La ragione di questa disparità di preferenze, secondo il Post, sarebbe da ricercare nella propensione di Trump a mentire, dato del quale sono consapevoli tanto i legali quanto il procuratore.

SUL RUSSIAGATE procede anche il Comitato giudiziario del Senato; la senatrice Dianne Feinstein, che fa parte della quota democratica del Comitato che indaga sulle interferenze russe, ha rilasciato la trascrizione integrale dell’interrogatorio a Glenn R. Simpson, la cui società di ricerca «Fusion Gps» sarebbe dietro un dossier che esplora i presunti legami dello stesso Trump con la Russia.

La decisione di Feinstein segna la rottura più seria nel rapporto di cooperazione con il presidente repubblicano del comitato, il senatore Charles E. Grassley. Nelle ultime settimane, mentre i conflitti politici sul Russiagate e il dossier si intensificavano, Simpson aveva invitato la commissione alla trasparenza e a rilasciare la trascrizione integrale dell’intervista. Ad avvelenare ancora un po’ l’inizio dell’anno per «The Donald» è stata la Federal Regulatory Commission, che nonostante sia ormai composta da tutti repubblicani, ha respinto all’unanimità una proposta del ministro dell’energia, Rick Perry, che promuoveva il nucleare e l’energia estratta dal carbone.

PERRY, EX GOVERNATORE del Texas e concorrente di «Ballando con le stelle», è alla guida di un dipartimento che lui stesso considerava inutile e di cui si era dimenticato il nome in diretta televisiva durante le primarie repubblicane nel 2011. In quell’occasione propose di eliminare tre dipartimenti a suo parere inutili: quello per il Commercio, quello per l’Educazione e il terzo di cui gli sfuggiva il nome che chiamò «quello dell’Energia».