Nello Sblocca Italia sono state inserite anche le Misure per la riqualificazione urbana e ambientale del Comprensorio Bagnoli-Coroglio, un piano che assomiglia molto a quello delineato dal governatore forzista Stefano Caldoro, che non a caso ha chiesto al Pd una forma di appoggio esterno alla sua giunta anche in vista delle prossime regionali di primavera, seguendo il modello nazionale delle grandi intese. Caldoro del resto ha anche riaperto i termini del condono, c’è posto per i costruttori di tutte le sfumature di centrodestra e centrosinistra. «Se riparte Bagnoli riparte il sud», ha affermato il premier.

La stampa cittadina da settimane plaude alle indiscrezioni sul piano, a cominciare dal quotidiano di Caltagirone che, all’interno del comprensorio, è proprietario della Cementir, sorvolando sui siti inquinati. L’area, secondo la magistratura, è stata ulteriormente intossicata dalla finta bonifica negli anni delle amministrazioni Pd. Ma lo Sblocca Italia fissa nuovi obiettivi: creare il polo per la nautica da diporto; il parco urbano tematico (parco della scienza); insediamenti residenziali, turistici, commerciali e produttivi avanzati.

Dall’elenco è sparito il polmone verde previsto dalla variante al piano regolatore, firmata da Vezio De Lucia. La spiaggia pubblica e il ripristino della linea di costa vengono ingoiati dall’approdo per barche e yacht. La colmata non viene menzionata, difficile quindi che sparirà la maggior fonte di inquinamento dell’area: la sua “messa in sicurezza” assicurerà un aumento di volumetrie a vantaggio dei costruttori.

I dettagli rivelati giovedì spiegavano: al Commissario straordinario del governo andranno i compiti di coordinamento degli interventi pubblici (come infrastrutture e fogne) con quelli privati. Il soggetto attuatore dovrebbe essere nominato con decreto del presidente del consiglio, selezionato tramite bando: entro 40 giorni dalla nomina dovrà presentare un programma di riqualificazione (bonifiche incluse), un piano economico-finanziario con l’indicazione delle fonti finanziarie private o pubbliche disponibili, la previsione urbanistico-edilizia degli interventi. Incamera poi la proprietà dei suoli e può espropriare altre aree all’interno del sito. Un piano così dettagliato, evidentemente, è già pronto in qualche cassetto, magari di Fintecna e dell’Acen, l’associazione dei costruttori. Del resto Fintecna, il più grande creditore della società pubblica Bagnolifitura, ha finto la trattativa per poi farla fallire proprio alla vigilia della svolta renziana.

Secondo indiscrezioni, «in caso di dissenso da parte di un’amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, è competente a pronunciarsi il Consiglio dei ministri, anche in deroga a diverse disposizioni di legge». Certo, il commissario indice poi una conferenza consuntiva dove siede anche il sindaco, ma si procede in ogni caso alla stipula dell’accordo con decreto del presidente della Repubblica: «ll programma di riqualificazione urbana costituisce variante automatica dello strumento urbanistico generale vigente». Tanti saluti al piano regolatore.