Visioni

Nell’estasi del groove, set incandescente per The Smile

Nell’estasi del groove, set incandescente per The SmileThe Smile – foto di Musacchio/Ianniello-Parco della Musica

Note sparse Thom Yorke e soci dal vivo al Parco della Musica di Roma, una scaletta basata sui brani dell'album d'esordio «A Light for Attracting Attention»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 20 luglio 2022

Non sono i Radiohead e, almeno per il momento, non richiamano folle oceaniche ai loro concerti ma The Smile, ovverosia la nuova incarnazione sonora di Thom Yorke e Jonny Greenwood, rispettivamente vocalist (nonché leader e polistrumentista) e chitarrista proprio della band di Ok Computer, con l’aggiunta del batterista Tom Skinner, già membro dei Sons of Kemet – formazione guidata dal nuovo «fenomeno» del cosiddetto Uk Jazz Shabaka Hutchings -, per molti versi non fanno rimpiangere la band originaria.
Il trio – che ha da poco pubblicato l’album d’esordio, A Light for Attracting Attention, per la XL Recordings – nel tour italiano, che li ha visti nei giorni scorsi esibirsi a Milano, Ferrara e Macerata e che si chiuderà stasera al Teatro Antico di Taormina, ha toccato ieri sera anche la Capitale, sul palco della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica per un concerto che, sebbene lontano dai numeri raggiunti dalla formazione di Oxford, ha comunque visto il tutto esaurito. Non sono i Radiohead ma è indubbio che alcune composizioni ne risentano in modo inequivocabile, come ad esempio Pana-Vision, il brano che ha aperto lo show, iniziato con un po’ di ritardo.

MA POCO IMPORTA, perché la qualità della musica proposta dai tre artisti è di altissimo livello, con sugli scudi, come ovvio che sia, Thom Yorke, che si divide tra piano elettrico, tastiere, chitarre (elettriche e acustiche) e basso, oltre a dare sfogo alla sua magnifica vocalità, che sa giocare con i toni in maniera sublime, ricamando melodie che lasciano di stucco, se si pensa che sono ormai tre decenni che Yorke compone brani, per la band, per sé o per i vari side-project che lo hanno visto protagonista nel corso degli anni.

La qualità della musica proposta dai tre artisti è di altissimo livello, con sugli scudi, la voce di Yorke, che sa giocare con i toni in maniera sublime

ALTRO PUNTO focale dei circa 75 minuti di spettacolo è stato il ritmo, sostenuto da un ottimo Tom Skinner, che da par suo scivola su pelli e cimbali creando spesso un vortice, un groove che risente, senza ombra di dubbio, della lezione afro e jazz, il tutto accompagnato da Greenwood, anche lui diviso tra chitarre, basso e tastiere, e intento a modellare loop che per molti aspetti possono rimandare ai suoni dei primi Talking Heads. Una scaletta che ha visto i tre regalare al pubblico ben diciotto brani, di cui quattro per l’«encore» (tra questi ultimi anche un inedito, Bending Hectic, talmente «nuovo» che Yorke ha dovuto leggerne il testo), pezzi ovviamente contenuti nell’album della band, ma anche qualcosa dalla discografia solista di Yorke stesso.

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