È stato uno dei naufragi più tragici, tra quelli avvenuti, sinora, nelle acque territoriali della Grecia. Sono 34 i morti che i sommozzatori hanno recuperato nell’Egeo meridionale, a pochi metri dalla piccola isola di Farmakonissi. Tra le vittime, anche quindici minori, di cui 11 erano bambini e quattro neonati. La nave si è ribaltata domenica, probabilmente a causa di un improvviso spostamento dei passeggeri. Gli uomini della guardia costiera greca sono riusciti a salvare 68 profughi, mentre altri trenta sono arrivati a nuoto sulle coste dell’isola. I sopravvissuti sono stati trasferiti nell’isola di Leros, ospitati in un albergo, su iniziativa del comune e dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati. «È il minimo che abbiamo potuto fare per queste persone. Stanno piangendo i loro morti, sono in preda alla disperazione», ha dichiarato il sindaco di Leros, Michalis Kòlios.
Nel corso di tutta la giornata di ieri gli uomini responsabili per le missioni anfibie hanno continuato a cercare eventuali superstiti – anche se è stata un’impresa praticamente disperata – e i corpi di altre vittime. Sette migrati senza vita, sono stati individuati dai nuclei speciali della marina greca all’interno della stiva dell’imbarcazione. Christos Zois, il ministro della marina del governo ad interim, nominato per portare la Grecia alle elezioni, ha dichiarato che «questo nuovo tragico evento è un vero e proprio pugno nello stomaco, per i nostri sommozzatori, che hanno dovuto recuperare tanti morti. Un pugno, proprio come l’immagine del bambino che ha perso la vita sulle coste della Turchia pochi giorni fa».
Ieri, il presidente della repubblica greco, Prokopis Pavlopoulos, si è recato nel centro specializzato in alta chirurgia vascolare «Onassio», ad Atene, dove ha visitato un bimbo siriano di sette mesi, sottoposto ad un delicato intervento a cuore aperto. «L’umanità non deve conoscere confini. Malgrado la crisi che stiamo attraversando, è così che intendono il loro dovere i medici, i cittadini e il popolo greco nel suo insieme», ha dichiarato ai giornalisti. Da ieri, nel frattempo, è stata resa operativa l’autorità creata ad hoc per gestire i finanziamenti europei a sostegno dei profughi e dei migranti. Ed oggi, molto probabilmente, verrà data luce verde al primo finanziamento di trenta milioni di euro, con i quali la Grecia ha già annunciato che intende coprire le spese per un totale di 2.500 posti letto, in altrettante strutture, che saranno in parte realizzate ex novo, e in parte da affidare in gestione. Questi aiuti servono – si sottolinea ad Atene – per non appesantire ulteriormente il bilancio statale, oggetto di continui tagli e riduzioni, anche con gli sforzi economici necessari per affrontare l’emergenza dei profughi. Grazie all’insieme dei finanziamenti europei, che dovrebbero raggiungere i 460 milioni di euro, la Grecia dovrebbe potere occuparsi con maggiore facilità dei minori non accompagnati che giungono sul suo territorio, aumentare il numero di traduttori e mediatori culturali, concedere aiuti a chi ha il via libera per trasferirsi in un altro stato europeo o decide, in rari casi, di fare volontariamente ritorno al proprio paese di origine.
Atene, tuttavia, per quel che riguarda la questione dell’immigrazione nel suo insieme, continua a chiedere il superamento definitivo di «Dublino 2», dal momento che sia il muro che si sta ultimando in Ungheria, sia quello che ha annunciato di voler erigere il governo dell’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, non potranno che aumentare l’isolamento e la disperazione dei migranti. Le quote di redistribuzione nei vari paesi europei, infatti, potrebbero non essere sufficienti, e i paesi del Sud Europa si troverebbero, nuovamente, ad affrontare una fortissima pressione.
«Se fossimo rimasti in Siria, saremmo morti, saremmo stati uccisi da una bomba, dagli uomini di Assad o dell’Isis. Sono salita su una barca dei trafficanti, assieme ai miei figli, sapendo bene che saremmo potuti annegare. Ma ho scommesso sulla vita, e ci è andata bene», ha detto una giovane donna siriana ad Apostolos Veizis, della sezione greca di Medici Senza Frontiere. Un realismo ed un coraggio senza limiti che impongono all’Europa di fare, ancora, molto di più.