Quasi la metà dei circa 4000 tamponi test ieri in Italia sono risultati positivi, dunque gli oltre 1700 nuovi casi registrati ieri sono un record. Ma tenendo conto che molti dei nuovi casi sono asintomatici o non hanno sintomi gravi, la pressione sulle terapie intensive cresce più lentamente di qualche giorno fa. I pazienti in rianimazione aumentano, ma “solo” del 12% da un giorno all’altro. Il tasso di crescita nelle prime due settimane si aggirava intorno al 30-35%. Il profilo delle vittime rimane circa costante, con una media di circa ottanta anni di età.

IL LEGGERO RALLENTAMENTO dei giorni scorsi sembra continuare e questo è il segnale che le zone rosse qualche effetto lo hanno avuto. La situazione rimane critica soprattutto in Lombardia dove in terapia intensiva ci sono 440 pazienti solo per il COVID-19. Una parte del primo lotto di 325 macchine per la respirazione acquistate dal governo saranno diretti lì, oltre che in Emilia-Romagna, Veneto e Liguria. I “ventilatori polmonari” sono lo strumento più prezioso in questo momento per i pazienti più gravi.

SE IL CONTAGIO NON RALLENTERÀ, altre regioni sono destinate a andare in crisi. Nelle Marche, per esempio, sono ricoverati ben 47 pazienti in rianimazione su 114 posti letto disponibili. Le rianimazioni devono accogliere anche pazienti con altre patologie (in media il 48% è già occupato) quindi per i malati di COVID-19, soprattutto nella zona di Pesaro, i posti liberi sono già in esaurimento. Anche con l’emergenza di questi giorni, spostare pazienti intubati non è facile: i trasferimenti interregionali riguardano piccoli numeri (ieri solo 4). Le regioni dunque chiedono aiuto. Lo fanno anche fuori dalla zona rossa per il timore che chi si è messo in viaggio verso sud per sfuggire alla zona rossa allarghi il contagio anche in zone relativamente tranquille. Solo in Puglia si parla di circa duemila persone arrivate da nord tra ieri e domenica. «Il danno è stato fatto ma chi è fuggito al Sud deve essere consapevole che può mettere a rischio chi gli sta vicino e deve segnalarsi» ha detto il presidente dell’Ordine dei medici di Bari Filippo Anelli. La regione ha circa 300 posti in terapia intensiva e i pazienti di Covid che ne hanno bisogno sono raddoppiati, da 3 a 6, nella giornata di ieri.

PICCOLI SEGNALI DI SPERANZA vengono anche dalle guarigioni, salite a 724. In miglioramento c’è anche il “paziente 1” di Codogno, che ieri è uscito dal reparto di terapia intensiva di Pavia. Ora respira autonomamente e anche la moglie è stata dimessa pochi giorni fa. In questo momento chi guarisce deve farcela da solo, perché non esistono farmaci di provata efficacia. Tuttavia, da Napoli arriva la notizia di una possibile terapia promettente: il farmaco si chiama “tocilizumab” e su due pazienti dell’ospedale “Cotugno” sembra aver dato risultati positivi già nelle prime ore della somministrazione. Il farmaco (un antiinfiammatorio utilizzato contro l’artite reumatoide) è in corso di sperimentazione anche in Cina, su 188 pazienti, e solo dopo la sperimentazione si capirà se gli effetti osservati a Napoli sono realmente dovuti al farmaco. Finora, la maggioranza dei pazienti in Italia e all’estero viene curata con un altro farmaco sperimentale, il remdesivir. Anch’esso è in corso di sperimentazione in Cina e tra poche settimane dovrebbero giungere i primi attesi risultati.

NEL RESTO DEL MONDO la situazione presenta chiari e scuri. I casi sono oltre centodiecimila e le vittime sono più di quattromila a livello globale. Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ammette che «il rischio di pandemia è reale» ma aggiunge che «sarebbe la prima pandemia della storia a poter essere controllata». In effetti, il 93% dei casi si concentra in soli 4 paesi. Il plauso dell’Oms va a Cina e Corea del Sud, che per molto tempo sono stati i paesi più colpiti dal coronavirus. Oggi, l’Emilia-Romagna da sola conta più nuovi casi delle due nazioni messe insieme. «La regola del gioco è: vietato arrendersi», ha concluso Tedros.

MA È EVIDENTE CHE il problema si è solo spostato a ovest, verso Europa e Stati Uniti. La Germania ha registrato le prime due vittime, in Francia e Spagna le vittime sono aumentate del 50% in 24 ore. Tutti e tre i paesi hanno superato i mille casi ciascuno. Anche il ministro della cultura parigino, Franck Restier, è risultato positivo. Pure negli Stati Uniti gli indizi di molti focolai autoctoni sono evidenti e 83 nuovi casi sono stati registrati solo lunedì. Una dozzine tra scuole e università di New York sono chiuse per circoscrivere un possibile focolaio nel sobborgo di Scarsdale. Nel frattempo la nave da crociera Grand Princess ha avuto l’autorizzazione a entrare nel porto di Oakland, in California. Finora sulla nave sono censiti 21 casi positivi su 2400 passeggeri e 1100 marinai. Ma i test effettuati sono stati solo 45.