156 persone sono morte per coronavirus nelle ultime 24 ore. I nuovi casi positivi sono 642, 23 meno del giorno prima. Ma in Lombardia sono ben 316, cioè 22 in più di quelli registrati mercoledì. Dall’inizio dell’epidemia, il numero delle vittime è salito a 32.486. Ma secondo un nuovo studio realizzato dai tecnici dell’Inps il bilancio deve essere corretto al rialzo.

Nei mesi di marzo e aprile del 2020 si sono registrati quasi 47mila morti in più rispetto allo stesso periodo degli ultimi 5 anni. Secondo i dati ufficiali della Protezione Civile, i morti per Covid-19 sono “solo” 27mila. Ma è una stima «poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus», scrivono all’Inps. Le 19mila morti in più vanno addebitate al coronavirus, anche senza un test a certificarlo. Infatti, sono state registrate proprio nelle zone in cui il virus ha colpito di più: si tratta probabilmente delle persone morte in casa in attesa di un tampone.

Per la sua analisi, l’Inps ha esaminato i dati della cosiddetta “Anagrafica unica”, dove sono registrate le variazioni nelle posizioni previdenziali degli italiani. In gennaio e febbraio la mortalità in Italia è calata dell’8% rispetto agli anni precedenti mentre in marzo e aprile si è impennata, con un +43% di decessi a livello nazionale. L’aumento è stato dell’84% nel nord, dell’11% nel centro e solo del 5% al sud.

Paradossalmente, l’aumento della mortalità dovuto al coronavirus ha risparmiato i cosiddetti “invalidi totali”, scesi dal 55 al 45% nel totale dei morti tra gennaio-febbraio e marzo-aprile. «L’invalido totale per la sua condizione di non autosufficienza ha una vita sociale limitata che probabilmente lo espone meno al contagio», spiega il rapporto Inps.