Giansenio scrive in latino nel, 1628, un Discorso sulla riforma dell’uomo interiore (De interioris hominis reformatione Oratio).

«Ho deciso di dirvi –- esordisce – qualche cosa, per quanto me lo conceda la mia debolezza, sulla corruzione e sul rinnovamento dello spirito umano, che è tutto frutto di una disciplina rigorosa, e spiegarvi nei dettagli in quale maniera è caduto nella corruzione, e quale sia la via più breve per la quale può ritornare al suo principio e può recuperare la perfezione e la purezza originarie».

Si attiene a Agostino che «per primo è penetrato nelle pieghe più segrete del cuore umano e nei movimenti più nascosti e impercettibili delle passioni». Se cerchi il corrispondente latino del termine italiano «interiorità» e vai alla voce, per esempio consultando il Vocabolario della lingua latina di Luigi Castiglioni e Scevola Mariotti, trovi scritto: «interiorità: si renda mediante una perifrasi coll’aggettivo ‘interno’; detto di un artista o di un’opera d’arte, approssimativamente, animus, i m. (= animo, sentimento)».

Se poi leggi alla voce «interno», hai: «a) aggettivo, interior, ius (genit. interioris; contrapposto a esterno); intimus, a, um (= il più interno di tutti); nel senso di ‘intimo, dell’animo’, interior, ius; animi gen. s. m. (= dell’animo); tacitus, a, um (= non espresso a parole); la voce interna della coscienza, animi conscientia (ae, f.)». E ancora: «b) sostantivo, l’interno, pars (partis, f.) interior; o una perifrasi con l’aggettivo interior, ius; l’interno dell’uomo = l’animo, hominis animus (o mens o animi conscientia)».

L’italiano «interiorità» deriva da un latino «interior» (più interno; più profondo; più intimo; più segreto), un aggettivo comparativo che, scrivono Castiglioni e Mariotti, «da un positivo inusitato, si rifà a inter». La preposizione latina inter sta per i nostri ‘tra’, ‘fra’, ‘in mezzo a’ e connota rapporti di luogo, di tempo, di differenza e, preziosi e significativi in ordine al concetto di ‘interiorità’, di relazione e di reciprocità.

Nell’interior latino risuonano, dunque, tre lemmi almeno che si raccordano e si illuminano l’un l’altro: l’avverbio intus (dentro, addentro); la preposizione intra (in, tra, entro, fra, tra, dentro) e, abbiam detto, inter. Comparativo di intra, interior; superlativo, intimus.

Della parola ‘interiorità’, edotti della sua ascendenza latina e osservate le fibre che la innervano, dobbiamo dunque intendere i significati che rinviano a una relazione, a movimenti interni che sarebbe fuorviante descrivere come chiusi, costretti.

C’è, al contrario, una ratifica dei moti scambievoli, dei plurimi transiti, delle aperture e delle prospezioni poliedriche che agiscono a costituirsi interiorità. L’interiorità non si descrive come stasi, come deposito di acquisizioni o ricetto.

L’interiorità pulsa e le sue intermittenze, ovvero un ‘lasciar passare’, un accogliere, rivelano il vivo che ferve «più interno, più profondo, più intimo, più segreto». Quando il latino accosta la preposizione inter al verbo esse, ottiene, tra gli altri, un significato che bene si presta al nostro intento di lumeggiare il senso di interiorità: intersum, interesse ovvero «esser presente, prender parte». Presenza e coinvolgimento, peculiari contrassegni dell’interiorità.

Dove coinvolgimento sta a designare le attrazioni e le implicazioni che la muovono, e presenza dice la continuità e la costanza di quel permanente condursi e operare. Giansenio invoca una riforma dell’interiorità dell’uomo che si è perduto, dacché, col peccato («volle essere padrone di sé stesso e governarsi con la propria autorità»), si distaccò da Dio. L’animo dell’uomo è travagliato e scisso, manchevole e fragile.

Dall’interiorità, dall’anima che è contatto con Dio, promana la mutazione che restituisce all’uomo integrità e compiutezza. Ammonisce Giansenio: «se anche sentite dentro di voi una divisione e una rivolta in questa guerra che avete dichiarato a riformare le affezioni dell’animo vostro, se resistete a voi stessi e se questa resistenza vi impedisce di vincere il nemico che dovete combattere, cioè voi stessi, non perdete la fiducia a causa di questo nell’amore che Dio vi porta».