L’ultimo fronte. È così che i cittadini di Odessa vedono la propria città. Il porto più importante del Mar Nero è sicuramente uno degli obiettivi di Mosca, ma non si sa ancora quale strategia abbiano scelto i russi per conquistarlo. Di sicuro c’è che la città si sta trasformando in una fortezza e che l’esercito invasore non avrà vita facile se deciderà di sbarcare qui. Mentre chiudiamo quest’articolo arriva la notizia che le navi da guerra russa hanno bombardato la costa nei pressi della città e che due persone sono rimaste ferite. Inoltre le immagini satellitari mostrano 14 navi della flotta di Mosca, tra cui la corazzata da sbarco Pyotr Morgunov, lunga 120 metri, in rotta verso Odessa.

L’abbiamo ripetuto più volte, forse i russi non hanno interesse a distruggere Odessa per piegarne la resistenza. Sarebbe un colpo troppo grande per l’opinione pubblica e difficilmente giustificabile agli occhi di quanti, molti a quanto pare, la considerano centro fondamentale per la cultura russa.

«MA ODESSA NON È STATA costruita dai russi» dice Ivan, un ufficiale ucraino incaricato delle relazioni con la stampa in questi giorni di guerra, «sai che c’erano tantissimi italiani?». Gli spieghiamo che in Italia nelle ultime settimane quando si nomina Odessa non si fa che parlare di ’O sole mio e delle ricostruzioni secondo cui sarebbero stati proprio emigrati italiani a costruirla.
Lui la prende seriamente. «Italiani, greci, francesi e tanti ucraini, sono loro che l’hanno costruita. Ma sono i russi che l’hanno resa importante, per questo forse la rivogliono». Sorride bonariamente, come fa sempre del resto, con i suoi modi educatissimi. «Ma non ci riusciranno, vedranno cosa trovano se provano a venire». Alla domanda se crede che arriveranno presto risponde senza scomporsi: «Chi lo sa , bisognerebbe chiedere ai generali russi» e conclude con un sorriso.

NESSUNO HA IDEA di quanto durerà questa condizione. Fino a stamattina, molti analisti militari paventavano l’ipotesi che la strategia russa a Odessa potesse essere molto diversa da quella adottata, ad esempio, nell’est o a Kiev. Si diceva che lo stato maggiore russo potesse avere interesse ad allungare i tempi, magari continuando a lanciare attacchi sporadici per tenere alta la tensione, ma senza tentare una forzatura nell’immediato. Si tratterebbe dell’applicazione esatta del principio di logoramento. Gli obiettivi sarebbero molteplici: in primis fiaccare il morale dei difensori, che al momento è ancora alto e che così tanta importanza ha avuto nelle battaglie sugli altri fronti aperti. Poi ci sarebbe l’isolamento dal resto del Paese e il taglio delle vie di approvvigionamento che porterebbe inevitabilmente alla fame la città (ma per questo ci vorrebbero almeno due settimane). Da ultimo il consolidamento della rete di rifornimento alle truppe russe in Crimea e nel sud dell’Ucraina, per permettere l’arrivo di uomini e mezzi per l’nvasione via terra. Tuttavia, gli sviluppi delle ultime ore potrebbero smentire, già stanotte, questa eventualità. Ma come mai Odessa non sia ancora stata attaccata è una domanda che tutti si pongono. Non siamo a Leopoli, dove si pensava fosse quasi impossibile, qui tutti se l’aspettano da un momento all’altro.

DOVE NON SI ASPETTA è a Mykolaiv, da giorni impegnata nella difesa del fianco orientale di Odessa e del fronte sud. La città ha subito pesanti bombardamenti e diversi attacchi, il numero dei morti cresce ogni ora e, secondo l’Associated Press «fuori all’obitorio cittadino sono stati sistemati dei sacchi di plastica con i corpi dei morti recenti perché nella struttura non c’è più posto». In alcuni edifici si inizia già a fare scorta di bombe molotov in previsione di un eventuale attacco della fanteria e dei mezzi blindati. Anche qui, da almeno tre giorni, è iniziato l’esodo dei civili verso ovest. Passano quasi tutti da Odessa, alcuni si fermano in città e altri, la maggioranza, proseguono verso la Moldavia. Ieri, secondo il ministro degli affari esteri moldavo, Nicu Popescu, il computo dei rifugiati ucraini che hanno passato il confine dall’inizio della guerra è arrivato a 328 mila. Cifra che si somma ai quasi due milioni di profughi in Polonia, ai 195 mila in Slovacchia, ai 173 mila in Romania e ai 25 mila in Ungheria (dati Onu aggiornati al 13 marzo). In altre parole, siamo già a tre milioni di persone sfollate. Nel pomeriggio di lunedì, il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, ha chiarito in una conferenza stampa che la sua città ha raggiunto quasi il limite. Secondo le autorità polacche, la città sarebbe diventata il principale centro di approdo dei rifugiati e dall’inizio del conflitto ne avrebbe già ospitati 390 mila (dei quali la maggior parte non sono partiti).

IN TERMINI DI EMERGENZA umanitaria è sempre Mariupol la città che sta pagando il prezzo più alto in questa guerra. Secondo l’amministrazione locale, nella giornata di oggi 2 mila automobile civili sarebbero riuscite a lasciare la città dirette a ovest approfittando del “corridoio umanitario” finalmente lasciato aperto dalle truppe russe. Sempre secondo le autorità cittadine ci sarebbero altrettanti veicoli pronti a partire diretti a Zaporizhzhia, ancora sotto il controllo ucraino ma a quasi 300 chilometri di distanza.
Stando a quanto ha dichiarato sui social media il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, questa volta la finestra sarà più ampia e il «corridoio umanitario» sarà aperto dalle 20 di martedì alle 7 di giovedì. Ad ogni modo resta la paura di attacchi improvvisi, soprattutto dopo il tramonto, e la autorità hanno consigliato di non guidare durante le ore notturne.

INTANTO DOPO BRENT RENAUD, il documentarista ucciso domenica nei pressi di Irpin, il canale Fox News ha annunciato che altri due reporter sono morti lunedì a Horenka, nei pressi di Kiev. Si tratta di Pierre Zakrzewski, americano, e di Oleksandra Kuvshynova, ucraina. Insieme a loro viaggia il collega Benjamin Hall, che è stato ferito e ora è in ospedale nella capitale in prognosi riservata. Zakrzewski era un corrispondente di guerra esperto, era stato in Iraq, Afghanistan, Siria e si era impegnato in prima persona per aiutare i freelance e le loro famiglie rimaste in Afghanistan dopo il ritiro americano a rientrare.

Anche stavolta la dinamica sarebbe la stessa. Dopo un check-point, l’auto sulla quale viaggiavano i giornalisti è stata investita da una raffica di artiglieria che ha ucciso sul colpo Zakrzewski e Kuvshynova.

Errata Corrige

Nel porto chiave del Mar Nero i dubbi sulla strategia scelta da Mosca per prendere la città senza profanare la cultura russa, mentre la flotta russa riappare nelle immagini satellitari in rotta di avvicinamento. I profughi sono ormai arrivati a tre milioni. E altri due reporter di Fox News sono stati uccisi presso Kiev