Il «20-N», come lo chiamano gli spagnoli, non è una data come le altre del calendario politico iberico. Segna l’anniversario della scomparsa di Francisco Franco, il Caudillo che inventò il fascismo alla spagnola e guidò il paese per circa quarant’anni, fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 novembre del 1975. Un tempo celebrata in pompa magna dall’estrema destra e dai nostalgici della Falange, il movimento che del franchismo rappresentò l’ossatura ideologica e il braccio violento, la «ricorrenza» ha ormai perso ogni significato: solo qualche anziano superstite della Guerra civile e qualche naziskin si ritrovano ancora nella Valle de los Caidos di Madrid dove è sepolto il Generalisimo.
Quest’anno, però, il clima è cambiato. Annunciato da qualche mese dalla blogosfera nazionalista e da siti come Patriotas.es, l’anniversario di Franco è stato scelto per il lancio di una nuova formazione politica, España en Marcha che raccoglie gran parte dell’estrema destra locale, dai neofascisti ai tradizionalisti cattolici per finire con coloro che si ispirano ancora oggi alla dittatura. Si va da Alianza Nacional al Nudo Patriota Español, dalla Falange Española de las Jons fino al Movimiento Catolico Español e a Democracia Nacional, gruppo legato a Forza Nuova.
Per presentarsi, la nuova sigla ha lanciato una mobilitazione in occasione del «20-N» e due appuntamenti, per sabato e domenica prossimi, nell’elegante zona della calle Genova di Madrid dove saranno ricordati Franco e José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange. L’attenzione non è però rivolta solo al passato. I portavoce di España en Marcha dicono di guardare con attenzione sia alla crisi economica che colpisce «la nostra nazione e il nostro popolo, le cui generazioni future sono già certe che vivranno peggio di quella odierna», che a quelle che definiscono come «le minacce che provengono dal separatismo catalano e l’immaginabile perdita definitiva dell’unità nazionale». In particolare, i nostalgici di Franco lanciano la loro sfida in vista delle elezioni per il Parlamento di Bruxelles fissate per il maggio prossimo. Se i risultati saranno incoraggianti, allora si penserà ad organizzare la campagna elettorale anche per la tornata amministrativa iberica del 2015.
Ciò che però già oggi desta preoccupazione, è il fatto che di fronte all’incertezza economica e agli scandali a ripetizione che colpiscono il sistema politico spagnolo, España en Marcha possa cercare di sottrarre da destra qualche consenso al Partido Popular. Anche perché, come raccontato a più riprese della stampa spagnola, nello stesso partito del premier Mariano Rajoy, non mancano certo le ambiguità, quando non le vere e proprie suggestioni nostalgiche, nei confronti del medesimo «glorioso» passato franchista evocato dall’ultradestra. Una contiguità soft che potrebbe confondere non poco gli elettori.
Il caso più clamoroso emerso negli ultimi mesi è quello del sindaco popolare della cittadina galiziana di Beade, Senén Pousa, membro della Fundación Franco e che ogni anno fa celebrare una messa in ricordo del dittatore. Pousa è finito sulla prima pagina di El Pais dopo che i giornalisti, attirati dalla notizia che nel suo ufficio è ancora esposta la bandiera franchista e un ritratto autografato del Caudillo, si erano sentiti rispondere: «Perché no? Nessuno nel Pp mi ha mai chiesto di rinnegare Franco». Questo mentre il suo collega di partito, a sua volta sindaco Baralla, un paesino non lontano, Manuel Gonzalez Capón, è arrivato ad affermare che i condannati a morte dalla dittatura «forse se lo meritavano».
E anche fuori dalla Galizia, la regione in cui il dittatore era nato e che è stata a lungo guidata da uno dei suoi ex ministri, Manuel Fraga Iribarne, diventato con il ritorno alla democrazia uno dei tenori nazionali del Partido Popular e scomparso solo lo scorso anno, le cose non vanno molto meglio. Gli esponenti della corrente giovanile e ultraconservatrice Nuevas Generaciones del partito di Rajoy, hanno ad esempio passato l’estate a scambiarsi tweet in ricordo del Generalisimo e foto che li ritraevano dietro alle bandiere franchiste o nell’atto di fare il saluto fascista. «Goliardate senza senso», il commento ufficiale del partito di governo.