Un anno fa, dall’8 all’11 novembre 2012 centinaia di attivisti si diedero appuntamento a Firenze per un incontro che rilanciasse i contenuti del Social Forum europeo del 2002: diritti, pace, antiliberismo, lavoro, ecc. In quell’occasione, svolta nel pieno della crisi economica-finanziaria dei debiti degli Stati europei, vi fu un seminario sull’impatto della crisi sulle donne e sulla necessaria risposta di solidarietà europea.

Nel 2013 quel coordinamento, Donne nella crisi, ha organizzato una serie di incontri attraverso l’Italia di una rappresentanza di volontari di un ospedale autogestito presso Atene per raccogliere fondi e suscitare un dibattito sull’impatto della austerità sulle politiche sanitarie. La tappa fiorentina ha visto diverse iniziative ed è avvenuta esattamente un anno dopo il Forum (per le altre tappe, che arrivano a dicembre si veda www.donnenellacrisi.net). Una solidarietà dal basso per riflettere sulle dinamiche anche della sanità italiana e per allargare lo sguardo sull’orizzonte europeo. Cosa succede nel resto del sud Europa, in Grecia?

Le ultime immagini arrivate mostrano lo sgombero della tv pubblica, occupata da mesi dai giornalisti. Licenziati a giugno in tronco. 2650 lavoratori mandati sulla strada per rispettare le condizioni imposte da Unione Europea e Fondo Monetario. Ma è solo un esempio dello strangolamento di un paese, doloroso, sistematico, implacabile.
Per garantire i mercati finanziari e i creditori del debito greco, Ue, Bce e Fondo Monetario hanno staccato un paio di assegni al paese ellenico, imponendo le loro condizioni – ricette tristemente famose in tutto il mondo per colpire poveri e classi lavoratrici a favore di ricchi e grandi aziende. Attualmente è il corso il Secondo Programma di Aggiustamento economico, l’insieme delle misure che i greci debbono attuare. Per farsene un’idea basta scorrere l’indice del report di monitoraggio di giugno 2013 della Commissione, con paragrafi simpaticamente intitolati Privatizzare per sostenere l’efficienza nell’economia e ridurre il debito pubblico; Promuovere un efficiente e competitivo ambiente per il business; Riformare il sistema giudiziario per sostenere l’attività economica e così via. Il piano delle privatizzazioni è imponente e in avanzato stato di attuazione: sono in ballo ferrovie, miniere e metallurgia, sistemi idrici, poste, sistemi di Difesa e molto altro. Una vera manna per gli acquirenti. Ma non si trova nulla su di una regolamentazione del settore finanziario e bancario, le maggiori banche sono state capitalizzate e si prevede una blanda vigilanza sulla loro situazione patrimoniale.
I racconti degli attivisti greci ci confermano quello che i dati mostrano incontrovertibilmente come una catastrofe umana di proporzioni inedite nella recente storia europea, in conseguenza della sfilza di privatizzazioni, licenziamenti e austerità: scuole sovraffollate e senza mezzi, pubblico impiego falcidiato, tassazione forte per i ceti più poveri, disoccupazione triplicata, esclusione dalle cure mediche di milioni di persone; con un debito che con le cure dell’austerità è passato dal 130% al 170% rispetto al Pil. Il dato sanitario è quello che colpisce di più- si vedano i recenti report di Caritas Europa e di Oxfam: crollata la spesa per farmaci e ospedali, raddoppiati i maladi di Aids, +40% di mortalità infantile, ritorno della malaria. Il livello di esclusione dalle cure è altissimo – 3 milioni di persone si calcola – e per chi ha debiti con lo Stato il governo prepara prigioni speciali. Ecco perché nascono ospedali autogestiti da volontari. Caduti i diritti di cittadinanza più basilari rimane la solidarietà di base «per la nuda vita».