Dopo addizioni, moltiplicazioni e divisioni, il glossario aritmetico di Ed Sheeran giunge al simbolo dell’uguaglianza. Lo abbiamo visto, ospite a distanza di Fazio, annunciare in contemporanea l’uscita di = (Equals) e la sua positività al covid. E forse quella versione domestica di Shivers, pur debilitata, era ben più interessante dell’originale, ennesima variazione sul giro armonico vi-IV-I-V (quello di Despacito e altre mille hit) in cui la voce di Ed è sovrastata da un maldestro calco di Smalltown Boy dei Bronski Beat (1984), riff che diventa presto ripetitivo senza mai essere ipnotico. Non molto meglio le confessioni alcoliste di Bad Habits, altro singolo schiavo della stessa produzione. La pulsazione four-on-the-floor invade buona parte dell’album (si ascoltino 2Step, Stop The Rain e la conclusiva Be Right Now) tanto da farci accogliere come una benedizione il refrain in maggiore di Overpass Graffiti (ancora Ottanta, quelli degli A-Ha), la melodia di The Joker And The Queen e il ritorno di un pur minimo estro armonico in Visiting Hours. Per Sheeran è «l’album della maturità», ma certi aspetti del nuovo corso ci appaiono anch’essi un’operazione matematica, fin troppo calcolata.