Nessuno è protagonista assoluto tutti possono essere uccisi nel Trono di spade: ecco rovesciato lo schema classico della serialità. A scompaginare la ritualità del genere è stato George R.R. Martin, un signore corpulento dalla enorme barba bianca che dopo aver lavorato per Hollywood per decenni, ha deciso di staccare per dedicarsi alla scrittura di romanzi. «Quando scrivevo copioni per Hollywood – spiega – risultavano sempre troppo complicati, troppe location, troppi effetti speciali, i produttori mi dicevano ’George devi ridimensionarti, costi troppo’. Mi ero scocciato e mi sono messo a scrivere questa serie di romanzi per dare libero sfogo alla mia immaginazione, un progetto dove potessi permettermi tutti i personaggi, le battaglie che volevo, aggiungere giganti, castelli e draghi».

E da caso editoriale da milioni di copie, Cronache del ghiaccio e del fuoco è diventato poi fenomeno televisivo come Il trono di spade, da tre anni fiore all’occhiello di Hbo e di Sky che ne ha rilevato i diritti per l’Italia e che da stasera alle 21.10 su SkyCinema1 HDhd manda in onda i nuovi dieci episodi della saga, a cadenza di due ogni settimana. Serie su cui il gruppo di Murdoch punta (oltre 600 mila gli ascolti, punte di eccellenza per una pay tv) molto. Il terzo ciclo viene infatti presentato nella magnificenza della sala ottagonale nella rinascimentale Fortezza da Basso, come antipasto del Florence Fantastic Festival che invaderà da domani e per tutto il fine settimana quella che è ora la sede del polo fieristico fiorentino. Protagonisti non ne ha, si è detto, in compenso può vantare una mole di casate impressionante, tre in particolare si dividono l’attenzione (e il cuore) degli spettatori: i Lannister,che siedono illegittimamente sul trono di spade (il nuovo re è il folle Jeffrey guidato dalla terribile madre Cesei), usurpandolo ai Targaryen che, hanno regnato 300 anni regni. E poi gli Stark, a governare il grande inverno, a loro volta in guerra con i Lannister. E di storie e sotto storie è popolata questa superfiction i cui costi sono lievitati oltre i 60 milioni di dollari. Un lusso che si vede tutto nelle centinaia di comparse, negli attori coinvolti, 247, nelle location scelte per le riprese: Irlanda, Islanda, Malta e Marocco.

Ma la forza del plot narrativo sta nella sceneggiatura, rifinita allo spasimo – 60 le riletture, capace di rendere semplice anche il passaggio più incomprensibile. Ma è solo fantasy la letteratura del Trono di spade? È realtà «romanzata», in cui le battaglie cruente e gli intrighi politici hanno un chiaro riferimento storico. Martin non ha mai fatto mistero di essersi ispirato alle vicende del rinascimento italiano e agli scritti di Machiavelli. Una contaminazione fra generi che ha convinto Hbo trascinando il progetto con picchi di ascolto di assoluta eccellenza.Tre milioni e mezzo di spettatorii per la terza serie lievitati fino a cinque milioni solo negli Usa (parliamo di un canale pay…) e 1 milione di download pirata solo del primo episodio. Uno sforzo realizzativo che minaccia Hollywood, costretta a fare i conti con produzioni che all’impegno economico aggiungono una creatività che – ad esempio – format come il recente Lo Hobbit, faticano a regalare agli spettatori del grande schermo.

E con (tanto) sesso, democraticamente spartito per «generi». Tanto che in Italia le associazioni degli spettatori cattolici Aiart hanno chiesto a Rai 4 di cancellare dal palinsesto la programma zione del primo ciclo, trasmesso in chiaro e in prima serata e già depurato delle scene più hot.

[do action=”citazione”]Produzioni dall’impatto sempre più forte sull’immaginario collettivo, ricco di effetti speciali, giganti streghe e mutanti, draghi e draghetti a solcare i cieli della terra divisa fra l’occidentale Westeros e l’orientale e Essos, dove le stagioni non seguono i ritmi rituali.[/do]

Ma a intrigare è il senso di umana caducità il punto di forza della fiction e in genere della nuova serialità americana, che rispetto a quella europea viaggia in un universo pienamente immerso nell’attualità anche quando il prodotto è pura fantasy. Il tormentone «L’inverno sta arrivando» di casa Stark, è una metafora esplicita di guerra fra ricchi e poveri, come la stiamo realmente vivendo nel mondo cosiddetto globalizzato.