«Adesso che siamo entrati a regime stiamo creando 24 posti di lavoro al mese». In pratica uno al giorno, tolte le domeniche. Si chiama «Insieme per il lavoro» ed è una delle ultime idee partorite dal Comune di Bologna. Una sorta di ufficio di collocamento parallelo capace di fare «matching», come dicono gli esperti, tra le esigenze delle imprese e i bisogni dei disoccupati. Quel che dovrebbe fare, e non riesce purtroppo ancora a fare, il reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle.

PER CAPIRE PERCHÉ per l’ennesima volta Bologna si è confermata fortino della sinistra emiliano-romagnola bisogna partire da quel che succede – e si fa – in città. Non solo le iniziative sul lavoro, ma anche i provvedimenti allo studio per bloccare la proliferazione di AirBnb, i mille patti di collaborazione tra il Comune e le associazioni. Tanti mattoncini e un lungo lavoro amministrativo che alla prova del voto hanno garantito al candidato del centro sinistra alle regionali Stefano Bonaccini il 64% dei voti in città. Alla leghista Lucia Borgonzoni, per altro bolognese di nascita, sono andati solo il 31% dei voti. Non c’è nemmeno stata partita.

Le Due Torri sono anche la casa di Elly Schlein, l’ex europarlamentare stella nascente della sinistra italiana, e ovviamente sono state la culla del movimento delle sardine, un fiore all’occhiello che il sindaco del Pd Virginio Merola non perde occasione di rivendicare: «A Bologna – dice Merola – c’è una cultura di fondo civica e politica, qui abbiamo fatto il bilancio online, l’urbanistica partecipata, il regolamento per i beni comuni. Le sardine sono state un fenomeno imprevisto, ma col senno di poi c’erano tutti gli elementi per vederle nascere a Bologna e non altrove».

Non che non ci siano problemi in città, anzi. Il Comune ha più volte liquidato la questione dei centri sociali con gli sgomberi. Ultimo quello di Xm24. Ma Bologna resta una città dove i conflitti, quando ci sono, guardano a sinistra. Le istituzioni ipotizzano di ampliare l’anello autostradale che circonda la città? Nascono reti di comitati per fermare il cemento. Il Comune pensa di spianare un bosco urbano spontaneo? Migliaia di cittadini si mettono assieme per fermare il progetto, costringendo il sindaco e la giunta a sedersi al tavolo di trattativa e a riconoscere il valore ecologico del bosco, prima della mobilitazione definito solo «verde percepito».

UN ESEMPIO DI CONFLITTO in salsa bolognese lo si è visto con il recente boom turistico. Il centro si riempie di AirBnb e gli appartamenti per studenti e famiglie scarseggiano. Una rete di associazioni e sindacati lancia la raccolta firme e ottiene un’istruttoria di due giorni in Comune. Da una parte gli attivisti chiedono la regola del «One Host, One Home», già in vigore a Barcellona. Dall’altra il Comune spiega che difficilmente si potrà fare. Ma nel frattempo gli uffici studiano una norma, basata sul cosiddetto Decreto Unesco, che limiterà al massimo il proliferare di Airbnb. «Stiamo lavorando per congelare per tre anni le nuove licenze in centro storico – spiega l’assessore Matteo Lepore – chi vorrà mettere una nuova casa in condivisione non potrà più farlo».

ALTRO TEMA QUELLO dell’emergenza climatica. Negli ultimi mesi la città è stata attraversata dai cortei ambientalisti degli studenti del Fridays for Future, mentre gli attivisti di Extinction Rebellion sono entrati in sciopero della fame. Risultato? Il Comune ha promesso un’assemblea cittadina per affrontare il cambiamento climatico. Per ora siamo agli annunci, anche perché gli attivisti la vorrebbero deliberativa e non consultiva. Ma anche questo resta un tavolo aperto, che si va ad aggiungere a tanti altri tasselli: i patti di collaborazione tra associazioni e amministrazione per la cura della città, i contributi europei intercettati per le periferie (in tutto 70 milioni anche con fondi comunali), il bilancio partecipato che ha fatto scegliere ai cittadini i progetti da finanziare con soldi pubblici, la Carta di Bologna, che grazie al lavoro dell’assessore Marco Lombardo ha messo a sedere piattaforme del food delivery e riders. Non la soluzione a tutti i problemi di sfruttamento, ma in città i ciclofattorini in protesta possono contare sull’appoggio dell’amministrazione.