Si viene catapultati nella terra del la-la, ovviamente Los Angeles, dove si canta, si balla e ci si muove solo in auto. Siamo in un altro giorno di sole sulla freeway 110, trafficata e bloccata, con voci, rumori e strumenti che s‘intrecciano grazie al portentoso lavoro di una grande orchestra da 95 elementi. È la scena d’apertura colorata e movimentata del film e le varie sonorità già raccontano le situazioni e accompagnano lo svolgimento narrativo. La musica di La la land è stata composta in due anni da Justin Hurwitz, 32 anni come il regista Damien Chazelle, compagni di college e poi in una rock band dove Chazelle era alla batteria (ed ecco spiegata l’ossessiva Whiplash, il loro precedente lungometraggio sul rapporto insegnante-allievo in una scuola di musica e sull’importanza del lavoro e del sacrificio) e Hurwitz alle tastiere.

Sebastian (Ryan Gosling) è un pianista appassionato di improvvisazione jazz, che svolta il lunario suonando nei pianobar senza rispettare la scaletta ed evitando la robaccia mainstream, sognando di poter avere un giorno un proprio gruppo in piena libertà. Gosling ha suonato il piano e ha cantato in tutte le scene del film (aveva già cantato in Blue Valentine di Cianfrance), avendo cominciato in una boy band della Disney, Mickey Mouse Club (con Justin Timberlake) e poi diventato il cantante di una band di gothic rock, Dead Man’s Bones, che ha inciso un paio di album.

Mia (Emma Stone) è un’attrice che passa da un provino all’altro, lavorando come cameriera in un bar, fino a raccontare in un monologo la storia della zia che si trasforma in una struggente canzone, Audition (The Fools Who Dream) sul coraggio per riuscire a cogliere le occasioni, sul «pizzico di follia/ che ci permette di vedere nuovi colori/chi può sapere dove ci porterà?/ ed è il perché noi ne abbiamo bisogno». Nella colonna sonora di quattordici brani, le canzoni sono sei e la maggiore difficoltà è stata trovare qualcuno che scrivesse i testi, adattandoli perfettamente all’evolversi della vicenda. «Ho mandato la musica di City of Stars – racconta Hurwitz – a Benj Pasek e Justin Paul, due parolieri che avevano già scritto e prodotto un musical off-Broadway.

Una sera sono venuti nel mio appartamento e si sono messi a cantarla al piano a me e Damien. Siamo rimasti a bocca aperta e la canzone è praticamente la stessa che ascoltate nel film». Una malinconica frase al pianoforte che piano piano fa nascere una scintilla e trasforma l’intera canzone in una confessione piena di speranza e di sogni. «Città di stelle/ soltanto una cosa tutti vogliono/ qui nei bar/ E attraverso gli schermi fumosi e i ristoranti affollati/ È l’amore/ Sì, tutto quello che cerchiamo è l’amore da parte di qualcuno».