La Germania mette mezza Italia in quarantena: dopo Liguria e Campania, altre undici regioni sono state inserite nella black-list stilata dall’istituto Robert Koch (Rki). Da domani chi proviene da Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Friuli, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Sardegna, più la provincia autonoma di Bolzano, dovrà sottoporsi al tampone oppure rimanere in isolamento cautelativo, a seconda delle regole dei singoli Land. Ufficialmente da ieri sono tutte «zone a rischio» con indice di contagio superiore a 50 ogni 100 mila abitanti.

La misura è necessaria – spiegano al ministero degli Esteri- per provare a fermare la “seconda ondata” che ha già investito in pieno la Repubblica federale, alle prese con il record di infetti dall’inizio dell’emergenza Covid-19. L’ultimo bollettino sanitario del Rki fotografa la situazione tutt’altro che sotto controllo, con buona pace del recente appello a «restare a casa» della cancelliera Angela Merkel.

Nelle ultime 24 ore i nuovi casi hanno raggiunto la soglia di 11.287 innescando l’identica reazione a catena della “fase uno”, a partire dalla corsa alle scorte di carta igienica, disinfettanti e farina in via di esaurimento sugli scaffali dei supermercati.

«La situazione è diventata molto grave. Anche se, per adesso, abbiamo ancora la possibilità di rallentare la diffusione del virus e non siamo del tutto impotenti» riassume Lothar Wieler, responsabile del Rki, sottolineando come per la prima volta l’indice di contagio abbia superato 10 mila casi al giorno.

Nel mirino spiccano soprattutto le feste private: «Rispetto alla prima ondata molte persone si sono infettate durante gli incontri fra amici» precisa Wieler. Mentre “scagiona” le scuole dove «l’esplosione del virus non è poi così diffusa», sebbene non escluda la futura «raccomandazione ai singoli Land» di chiudere temporaneamente gli istituti. Secondo il Rki anche il contagio nei trasporti pubblici e negli hotel si muoverebbe più lentamente degli ambienti privati.

Tuttavia, il sistema sanitario tedesco continua a rimanere sotto pressione: su circa 30 mila posti letto attualmente disponibili solamente 943 risultano occupati dai malati di Covid-19, ma sono ben 64 in più rispetto a mercoledì scorso.