Bombe, attentati, scontri prolungati. In Afghanistan si combatte e si muore in quasi tutte le province. Una prassi ordinaria, affrontata dai civili con crescente preoccupazione. Quel che è accaduto martedì a Farah, capoluogo dell’omonima provincia al confine con l’Iran, ha però un significato particolare.

I Talebani hanno assaltato la città alle prime luci dell’alba. Gli scontri con le forze di sicurezza sono andati avanti per ventidue ore. Per tutta la giornata, sui social network si sono alternati dati, immagini e video di propaganda. Da una parte i Talebani, che mostravano di avere il controllo di piazze e strade; dall’altra il governo di Kabul, che rispondeva mostrando eroici soldati in difesa della città di Farah.

Soltanto ieri mattina il governatore della provincia – che aveva lasciato la città – ha potuto dichiarare conclusa la battaglia, costata la pelle a trecento Talebani e venticinque militari. Così pare. Perché i numeri, per ora, non si possono verificare.

Certo è che l’esito sarebbe stato diverso senza l’intervento delle forze aeree afghane aiutate da quelle americane. Per alcune emittenti locali, sarebbero intervenuti anche gli elicotteri degli italiani, che qui a Farah hanno operato e combattuto a lungo. E ogni tanto tornano a farlo.