La base operativa di Bernie Sanders a Austin, Texas, è diversa da tutte le altre. Solitamente le sedi dei candidati sono in un unico spazio, suddiviso in un paio di stanze; questa invece si presenta come un piccolo villaggio composto da diverse casette di legno a un piano che si affacciano tutte su di una piazzetta alberata. Ricorda il Gramsci museum, allestito per qualche mese estivo a New York, nel Bronx, e l’aria che si respira è simile a quella di Zuccotti park durante Occupy Wall Street.

«QUI MOLTI DI NOI hanno fatto parte di Occupy Wall Street – spiega Carlos, 44 enne di Austin e attivista della campagna di Sanders – io ho preso parte a Occupy Los Angeles, ma ci sono anche altri occupiers da altre città». Carlos è un ex foto giornalista, ora si occupa di social media management per il presidente di un grosso sindacato di lavoratori ispanici. E mette a disposizione le sue competenze per la campagna di Sanders.

Spiega un po’ come è nato il villaggio di Sanders. «La proprietaria ha dato prima una di queste case, poi man mano che la campagna cresceva anche le altre. Ognuna di queste strutture ha una funzione: in una casa, ad esempio, ci sono solo sedie, ci servono per quando facciamo gli eventi all’aperto. Un paio di giorni fa è passata Naomi Klein che ha fatto un incontro con Eve Ensler, la scrittrice femminista dei Monologhi della vagina. In un’altra delle case teniamo tutto il materiale informativo che ci serve per formare i volontari, come quelli che fanno campagna porta a porta. Ieri ce n’erano 200 qui».

CARLOS SPIEGA che la diversa aria che si respira è dovuta al fatto che quella non è la sede di un singolo candidato, ma il luogo di elaborazione politica di un movimento. «Gli ispanici ora si fidano di Sanders e lo fanno grazie alla sua integrità. Non è un politico come gli altri, ha degli ideali a cui non è mai venuto meno e sono quelli che possono proteggere le classi più deboli. Se il partito non si metterà di mezzo, come nel 2016, al Super Tuesday vedrete una valanga di voti per lui».

Il partito, invece, sembra che voglia mettersi in mezzo, come dimostrano le uscite di scena di Buttigieg e Klobuchar che agevolano Biden, e l’endorsement di Klobuchar per l’ex presidente, tutto a poche ore dal voto del Super Martedì. «Se dovessero ripetersi mosse sporche per evitare la nomina di Bernie il partito si può dimenticare il nostro voto. E se anche Bernie dovesse, come nel 2016, fare campagna per il nominato ufficiale, questo non cambierebbe le cose. Se dovesse rivincere Trump riscenderemmo nelle strade. O Bernie o ghigliottina, come nella rivoluzione francese».

I toni non sono accomodanti nonostante la gentilezza estrema di tutti tra attivisti e direttori della campagna. Parlando di scenari possibili la descrizione di un accordo con il partito non viene nemmeno presa in considerazione, e il Partito democratico viene descritto come un corpo estraneo e potenzialmente ostile. «Io non dimentico che le politiche di Obama non sono state poi così democratiche nonostante i suoi toni pacati – continua Carlos – Non ha senso dare il mio voto per far perdurare lo status quo che ha generato Trump.

SANDERS È L’UNICO in grado di battere Trump, perché lo eradicherebbe. Inoltre ci sono, almeno qui in Texas, molti democratici che non sono a loro agio con i toni di questo presidente, ma non voterebbero mai per un esponente dell’establishment di Washington. Per Sanders, invece, voterebbero. «Verrebbe percepito come alternativa a Trump, Biden o chi per lui, no».

Quando Sanders ha tenuto il suo comizio a Austin 12 mila persone che hanno invaso i campi di Vic Mathias Shores per sentire il loro candidato parlare di ciò che intende fare come presidente degli Stati uniti. Alloggi a prezzi accessibili, università senza tasse e assistenza sanitaria gratuita sono concetti che in Texas stanno diventando sempre più popolari anche per via della progressiva urbanizzazione dello stato.

«SE VAI IN GIRO PER IL TEXAS vedi quanto si stanno allargando i centri urbani – spiega Carlos – non è lo stesso stato di qualche anno fa. Ha meno impatto un approccio rurale rispetto a quello che punta su tematiche urbane». Girando per Austin non è raro imbattersi in vere e proprie tendopoli cittadine, per lo più composte da afroamericani che si sono organizzati in un piccolo gruppo per vivere sotto una strada sopraelevata. Una porzione di città parallela. «Queste persone non votano – dice Sue attivista di Sanders, 38 enne di Austin – ma siamo noi, votando per Sanders, a pensare a loro. Per cambiare la loro situazione bisogna cambiare tutto, non basta agire su un particolare, bisogna cambiare radicalmente l’approccio a questo paese che gli ultimi li ha sempre lasciati tali».