Drawing words & writing pictures ossia «parole disegnate e immagini eloquenti» è il titolo di un libro che invita a cimentarsi nell’arte del fumetto, concepito dai due autori americani Jessica Abel e Matt Madden. Edito dalla First Second Books fa parte di quei volumi imperdibili per gli aficionados della nona arte, disponibili sugli scaffali della fornitissima biblioteca dedicata esclusivamente al mondo delle strisce, con sede nell’enorme «vascello Moebius» che la ospita, assieme a spazi espositivi e educativi situati lungo i Quais del fiume Charente che attraversa Angoulême. Qui si trova la Enjmin (École nationale jeux et média interactives numériques), Accademia per imparare a progettare e realizzare videogiochi e altri media elettronici interattivi, per ora unica in Europa.
Per facilitare l’accesso al sempre più evoluto universo della linea chiara e chiaro-oscura, nonché dell’animazione a due e tre dimensioni, classica o digitale, la cittadina dal centro storico con vicoli stretti e un complesso ecclesiastico tra i più antichi (vi si trova la prima facciata riccamente ornata con bassorilievi) a cento km dalla costa ovest sull’Atlantico, da una decina d’anni offre residenze ad artisti. L’invito riguarda la creazione di opere che non di rado si possono ammirare poi su qualche parete come trompe l’oeil o murales disseminati ovunque nel paesaggio urbano.
Per meglio far conoscere l’attività un po’ dietro le quinte rispetto all’ormai famoso festival che ogni anno si svolge nell’ultima settimana di gennaio, La Cité internationale de la bande dessinée et de l’image (ente gestore dell’edificio con la grande facciata di vetro che riflette come d’incanto porzioni d’immagini di alberi e tetti di case, nonché di bianche nuvole su sfondo azzurro del cielo terso) vi ha organizzato la mostra Ancrages (fino al 2 novembre). Ancoraggi si può dire in italiano, sebbene qui sia inteso nel doppio senso di inchiostro (usato per disegnare) e approdo dell’artista invitato alla Maison des auteurs, grazie a finanziamenti elargiti dalla stessa Cité che concepisce queste «residenze» come «fertili punti di scambio dove si parlano tutte le lingue e tutti i linguaggi, oltre a praticare tutte le tecniche».
Ancrages presenta riproduzioni in digitale di tavole originali (dal formato classico A4 fino a gigantografie), eseguite dai trentaquattro fumettisti, illustratori e autori di film d’animazione ospitati nel corso del 2013 negli atelier della succitata Maison. Prendiamo uno a caso: Jory A. Mhaya, nato a Beirut durante la guerra civile, cominciò giovanissimo a dipingere e i suoi quadri erano esposti all’International Art Gallery di Londra quando lui aveva soltanto diciassette anni. Vi seguirono caricature e illustrazioni per giornali e agenzie pubblicitarie, sia del suo paese sia del Medio Oriente. Rimase colpito dalle graphic novel giunte dall’estero e da certi articoli sui giornali libanesi durante la guerra, sia per l’estetica sia per ciò che narra(va)no. Dette influenze si notano nel suo primo album Ville avoisinant la Terre in lingua araba, pubblicato nel 2011 da Dar Onboz, e che da subito si era conquistato numerosi lettori sedotti dall’universo grafico in bianco e nero e un particolare modo graffiante di raccontare: esce come «miglior album in lingua originale» dal Festival international de la bande dessinée ad Alger nel 2012. Jory è alla maison per finalizzare la seconda parte della storia, di cui è esposta una tavola estesa a due metri e cinquanta di altezza: visioni in profondità di una periferia tipicamente araba, atmosfere accattivanti iscritti in un subbuglio di spazi, volumi e facciate. Sembrano fotogrammi assemblati in orizzontale e in verticale avendo saputo creare, l’autore libanese, angolazioni e inquadrature acute (per dirla nel linguaggio cinematografico) nel rappresentare ad esempio un corteo di manifestanti in uno degli angoli di questo luogo non luogo