Fabio Ciceri, direttore scientifico dell’ospedale «San Raffaele» di Milano e la giornalista scientifica Paola Arosio hanno dato alle stampe un saggio intitolato Come batteremo il cancro. La sfida dell’immunoterapia e delle Car T (Raffaello Cortina, pp. 193, euro 18) che ci dà conto dei più recenti sviluppi nella terapia immunologica dei tumori.

L’IMMUNOLOGIA ha contribuito a dare una connotazione e una definizione precisa al concetto di individualità biologica, grazie alla capacità acquisita dal sistema immunitario nel corso dello sviluppo filogenetico e ontogenetico di discriminare ciò che è proprio (il «self») da tutto ciò che non lo è (il «non self»). Si è delineata una mistica immunologica e si è parlato di immunoteologia; si è giocato sul significato di God (Generator of Diversity) per indicare il meccanismo di selezione naturale del repertorio anticorpale. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, l’immunologia ha molto beneficiato dell’esplosivo sviluppo della biologia molecolare incorporandone i concetti fondamentali in quasi tutte le sue branche e diventando un campo di ricerca di elevato valore euristico nelle scienze bio-mediche.

La frequenza dei tumori nei soggetti che soffrono di un deficit immunologico primario è più alta di quella della popolazione normale. I tumori che insorgono nei soggetti con carenze immunologiche più tardive che interessano l’immunità cellulare e quella umorale, sono costituiti da carcinomi gastrici e del colon, da epiteliomi, reticolo-sarcomi, linfomi e leucemie. L’invecchiamento si associa anche a un indebolimento delle funzioni immunologiche e ad un aumento della frequenza dei tumori.

L’immuno-oncologia, che si basa sulla consapevolezza che una risposta immunitaria mirata ed efficace contro uno specifico tumore possa permettere di ottenere benefici clinici significativi nei pazienti, ha dato inizio a una nuova era nel trattamento dei tumori, per cui è importante conoscere a fondo i meccanismi d’azione di questa nuova tipologia di trattamento, che si va ad affiancare alle «classiche» strategie terapeutiche finora a disposizione, come la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia.

TRA LE FORME più consolidate di immunoterapia, la vaccinoterapia è una modalità terapeutica mirata, in grado di distruggere esclusivamente o prevalentemente le cellule tumorali, minimizzando quindi la tossicità sulle cellule sane. Gli effetti collaterali sono spesso poco rilevanti, hanno una durata limitata nel tempo. I vaccini che prevengono alcuni tipi di cancro sono normali vaccini diretti contro agenti infettivi che possono causare alcuni tumori.

È il caso del vaccino contro il virus dell’epatite B, responsabile di molti casi di cancro del fegato, e di quello contro i ceppi di virus del papilloma umano (Hpv) responsabili del tumore della cervice uterina. I vaccini anticancro terapeutici facilitano il riconoscimento degli antigeni delle cellule maligne così da attivare le cellule T citotossiche e indurre la produzione di anticorpi. Una delle strategie di immunoterapia più recenti e innovative è la cosiddetta inibizione dei checkpoint immunitari, che si basa sull’impiego di anticorpi monoclonali per disinnescare i freni del sistema immunitario (si tratta di molecole che inviano segnali intracellulari inibitori in grado di frenare l’attività del sistema immunitario quando i patogeni sono stati eliminati) e aumentare così la capacità dei linfociti di inattivare le cellule tumorali.

NEGLI ULTIMI ANNI l’utilizzo degli inibitori dei checkpoint immunitari ha raddoppiato o triplicato la sopravvivenza a lungo termine in pazienti con alcuni tipi di neoplasie in fase avanzata, come il melanoma, il tumore del polmone e quello del rene.

Un’altra strategia alla quale il saggio dedica ampio spazio, denominata Car-T (Chimeric Antigen Receptor T cell), si basa sull’ingegnerizzazione genetica dei linfociti T in maniera da potenziarne l’azione anti-tumorale.
Le cellule T vengono prelevate dal sangue del paziente, modificate geneticamente in modo tale da esprimere sulla loro superficie il recettore Car capace di aumentare la risposta immunitaria, e infuse nel paziente stesso.

LE CAR-T sono impiegate nei pazienti con alcuni tumori del sangue (leucemia linfoblastica nel bambino e linfoma nell’adulto). Rispetto alle terapie convenzionali, le Car-T permettono di ottenere remissioni complete anche in fasi di malattia molto avanzate. Inoltre, a un anno dall’infusione di Car-T, la maggior parte dei pazienti che ha ottenuto una remissione è ancora libera da malattia.