Giovedì notte sulle coste di Otranto sono approdati 34 migranti curdo-iracheni, nel gruppo anche tre bambini. Sono stati intercettati dalla Guardia costiera, erano su una barca a vela: «In mare da giorni, sono giunti disidratati, stremati e qualcuno in stato di ipotermia ma in discrete condizioni di salute – ha spiegato la Croce Rossa -. Erano molto spaventati, sui loro volti si leggeva la tristezza, sollevati per essere vivi ma non felici di scappare. Molto probabilmente scappano dalla guerra».

Sono gli effetti dell’offensiva scatenata dalla Turchia: le bombe hanno costretto alla fuga i curdi verso l’unico varco aperto, quello in direzione Iraq, dove comunque non possono restare. Da lì si sta mettendo in moto un nuovo flusso lungo le rotte delle migrazioni, insieme a tutte le altre popolazioni in fuga da guerre e fame. In Puglia, poche ore prima, erano già arrivati in 47 su un cabinato provenienti da Pakistan, Iran, Iraq, India, Bangladesh e Afghanistan. L’Europa continua a non avere una strategia di accoglienza. Addirittura la cancelliera tedesca Angela Merkel, al termine del summit Ue di ieri, (dopo aver annunciato il blocco dell’esportazione di armi verso Ankara) ha plaudito «al grande lavoro fatto dalla Turchia» in tema di migranti, aggiungendo: «Noi siamo dell’idea che dobbiamo continuare a dare sostegno finanziario per queste attività».

Se in Puglia i battelli sono arrivati fino alla costa, Alarm phone nel pomeriggio ha dato l’allarme: «Un barcone con una cinquantina di persone è in difficoltà in acque Sar maltesi. A bordo ci sarebbero dieci donne e quattro bambini». I volontari hanno avvisato il Centro di coordinamento de La Valletta: «Sollecitiamo le autorità di Malta a non ritardare nuovamente le operazioni Sar, come all’inizio di questa settimana. Le abbiamo chiamate più volte tra le 15.55 e 17.25 per aggiornarli sulla posizione della barca e per chiedere se si stessero prendendo la responsabilità dell’evento ma, di nuovo, non sono raggiungibili» hanno scritto sui social. Alarm phone da settimane lamenta che le richieste di soccorso vengono sempre più spesso ignorate per ore e, addirittura, per giorni mettendo in pericolo i naufraghi. In 104, invece, sono stati salvati ieri dall’Ocean Viking, la nave gestita da Sos Méditerranée e Medici senza frontiere.

Erano su un gommone individuato dai volontari con il binocolo. I naufragi, stipati persino a cavallo dei tubolari, erano a 50 miglia dalla costa libica. Nel gruppo ci sono dieci donne con due bimbi, 40 i minori.

Sbarco autonomo, invece, in Sardegna. Giovedì notte sono approdati 15 algerini su un barchino a motore vicino a Cala Piombo, nello specchio di mare di Teulada. La Guardia costiera li ha scortati fino al porto di Sant’Antioco. Un secondo barchino è stato avvistato a largo delle coste di Giba. Due arrivi anche a Lampedusa con a bordo, rispettivamente, 9 e 11 persone dalla Tunisia. Sull’isola, intanto, proseguono le analisi forensi per cercare di identificare i corpi restituiti dal mare: i sommozzatori li hanno riportati in superficie da circa 60 metri di profondità, erano accanto al relitto del barcone affondato la notte del 6 ottobre a 6 miglia dalla costa, pochi istanti prima che arrivassero i soccorsi.

Nella camera mortuaria del cimitero di Lampedusa i medici hanno effettuato i prelievi dei campioni ossei sulle sette salme, che si sono aggiunte alle 13 intercettate il giorno del disastro. Le analisi sono state affidate a un team di dottori dell’istituto di Medicina legale dell’università di Palermo, guidato da Stefania Zerbo ed Elvira Ventura.

A coordinare le operazioni è il procuratore di Agrigento, Salvatore Vella. Le attività dei sommozzatori stanno andando comunque avanti: ieri è stata recuperata un’altra salma ma sarebbero almeno sei i dispersi di cui si cercano i corpi. Sul barcone erano in circa 50, solo 22 si sono salvati.